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Kaine in:

Ghosts of Past... Shadows of Future /2

 di Yuri N. A. Lucia

 

Ora mi vedi...

 

"Cosa?!? Ma come ti salta in mente! Quando mai ho fatto uso di quella merda?!?! Dico ma sei impazzito! Io sono sano di..."

Mi interruppi mentre dall'altra parte del telefono Peter, in quel momento leggermente nervoso perché dovevo aver interrotto i festeggiamenti con la moglie per il nuovo lavoro, del resto le 3.30 del mattino erano il momento migliore per far baldoria a due, cercava di calmarmi, spiegandomi che la sua era solo una battuta per sdrammatizzare.

"Ok, scusami Pete, ma ho i nervi a fior di pelle dopo quello che è successo. Voglio dire, Cristo santo ne ho viste di cose strane ma... non mi era mai capitata un'apparizione di un fantasma... se solo ci fossi stato anche tu... sei sicuro che a te non è mai successo?"

Peter mi spiegò che tutte le esperienze in cui aveva visto persone scomparse, erano legate a momenti di grande stress e potevano essere spiegate come semplici allucinazioni, conseguenze di attacchi psichici. Nel mio caso, visto che gli avevo raccontato dello scontro con la misteriosa Catwoman, mi disse che poteva trattarsi di effetti postumi dovuta alla perdita di sangue e alla presenza di qualche droga negli artigli. Era cauto nel parlare di esperienza sovrannaturale e mi invitava ad usare la stessa cautela. Potevo capirlo. Era il suo modo di agire e per certi versi, se fossi stato dall'altra parte avrei detto le stesse cose, però non c'ero, ero dalla mia di parte e la cosa mi aveva sconvolto. Non riuscivo a chiudere gli occhi senza incrociare di nuovo quello sguardo. Mi ossessionava quel silenzio, quell'opprimente sensazione d'urgenza nella sua assenza di parole.

"Certo Peter, capisco, hai ragione, forse ho avuto un'allucinazione, forse sono semplicemente stressato... forse ho davvero bisogno di parlare con uno psichiatra, in fondo fino a qualche tempo fa ero un pazzo assassino... eh se non fossi cambiato così tanto come credevo? Dio mi sembra di impazzire! Consulterai il Dott. Main? Ti ringrazio di cuore, sei veramente un amico... ok, allora aspetto tue notizie. Si, il lavoro, diciamo che và bene... ok. Ora ti saluto, scusa ancora il disturbo e... salutami Mary Jane... so che dopo questo mi odierà ancora di più. Notte caro."

Tornai di nuovo a sdraiarmi sul letto, fissando il soffitto un tempo bianco, ora grigio sporco, sopra di me. Avrei voluto mettermi ad urlare... dovetti fare uno sforzo terribile per trattenermi dal farlo. Alla fine riuscii a focalizzare i miei pensieri su altre tre questioni. Primo: dovevo continuare la mia indagine sul Batman... la misteriosa entità che guidava il cartello criminale di Gotham. Di lui sapevo praticamente nulla, solo qualche voce sentita in giro e il sospetto che indossasse anche lui un costume visto che mi ci avevano scambiato. Secondo, quel ragazzo, Tim, dovevo prendere informazioni su di lui, conoscendo la scuola che frequentava non sarebbe stato difficile. Sentivo di dover far qualcosa, visto che ero certo si stesse mettendo nei guai. Terzo, rintracciare la bella gattina che mi aveva preso a calci nel culo e... possibilmente, pareggiare il conto. Con quei propositi presi sonno.

 

( qui passi dalla prima alla terza persona all’improvviso)  Alla fine, nonostante tutto, ero riuscito a riposare un po’, anche se un vago senso di stordimento mi confondeva le idee in testa. Andai al giornale, per prima cosa, alla Thomas Wayne, il liceo dove aveva ascoltato il discorso di quei ragazzi. Si appoggiò al muro, il suo ricettore segnalava che il piccolo era nell'edificio. Dovette nasconderlo al volo, perché  gli si avvicinarono un paio di tipi, vestiti con pantaloni larghi e leggermente calati, come andava di moda, uno era un afroamericano rasato e con l'orecchino al naso, l'altro sembrava il tipico irlandese dei poster turistici, solo con un brutto sfregio al lato del labbro superiore e uno sguardo truce e cattivo.

"Hey fratello... questa zona è stata già opzionata, perciò la compagnia ti invita leggermente a schiodare il culo."

L'afro aveva parlato rappando le parole, così rapidamente che quasi non ci aveva capito nulla, se non il senso minatorio in esse contenute.

"Non sono qui per vendere."

Ribattei secco io, cercando di non dargli troppa corda. Non avevo nessuna voglia di attirare l'attenzione.

"Allora sei qui perché  vuoi acquistare?"

Il rosso lo aveva chiesto con sospetto, guardandomi storto.

"Neanche. Sono qui per affari miei."

"Allora signore, ti consiglio di farteli altrove, perché questo è il nostro territorio e decidiamo noi chi sta qui o no."

Ingoiai a stento la rabbia, desiderando solo di mettergli le mani addosso per portargli la testa tra le chiappe e fargli leccare bene. Al rosso invece avrai strappato volentieri le labbra mettendogliele al posto delle sopracciglia. Ma non ero più uno psicopatico e sapevo che non potevo farlo, che era sbagliato, anche se devo confessare che il desiderio era piuttosto forte.

"Ho capito il messaggio, vi saluto."

Mi girai sui tacchi, imprecando tra me e me. A quella distanza la ricezione sarebbe stata perfetta, ora invece... mi accorsi subito che i due mi stavano seguendo. Evidentemente pensavano che sarebbe stato bene pestarmi un po’ per essere sicuri che avessi capito. A quel punto mi dissi che andava bene, ma si sarebbe giocato alle mie regole. Mi infilai in uno stretto budello tra due edifici, una stradina in cui c'era tanta di quella mondezza che il tanfo avrebbe steso un bufalo. Quando entrarono anche loro rimasero basiti nel non vedermi, probabilmente pensarono che avessi accelerato il passo e fossi uscito dall'altra parte. Scivolare dall'alto alle loro spalle, senza fare il minimo rumore, non fu difficile.

"Ma bene merdosetti, vedo che la parola di un gentiluomo non basta con voi eh?"

Si girarono di scatto, urtandosi perché  lo spazio era pochissimo e fianco a fianco non riuscivano a muoversi bene. Testa rasata estrasse un coltello a serramanico che portò alla mano sinistra, facendolo ruotare un po’ di volte mentre irish gnome, si infilò un tirapugni che terminava in tre borchie appuntite.

"Arma bianca? Che bello, mi sa di duello alla Herrol Flynn, solo che io sono l'eroe e voi siete due coglioni qualsiasi."

"Ora si vede quanto sei bravo cazzone! Se vali la metà di quanto chiacchieri direi che siamo spacciati..."

Scattò subito in avanti, con il suo coltello, puntando alla mia gola. Che stronzo! Se fossi stato una persona normale mi avrebbe fatto fuori e questo mi fece incazzare da matti. (in realtà un attacco così scoperto è abbastanza facile da evitare, questo rende il tizio ancora più cojone) Invece afferrai il suo polso, spostandomi di lato, tirandolo leggermente avanti e ruotandoglielo in modo da slogarglielo, gli misi una mano sugli occhi, coprendoglieli per disorientarlo, mollai e con l'altra mano lo colpi di taglio sul collo, in modo da farlo svenire. Cadde a faccia avanti, in mezzo allo zozzume, sicuramente si sarebbe svegliato con il sapore di merda in bocca. L'altro cercò di prendermi mentre ero girato di tre quarti, un calcio alto, mirato alla mascella, non mi ci volle molto per evitarlo. Provò allora con il pugno armato ed io, invece di arretrare, avanzai verso di lui, bloccandogli con le braccia il suo. Mi bastò esercitare una piccola pressione sull'arto che avevo intrappolato per romperlo e per assicurarmi che non tentasse altri scherzi, poggiai il mio piede destro sul relativo ginocchio, spingendo un poco. Urlò per la frattura che gli avevo procurato e cadde all'indietro agitandosi come un forsennato.

"Sembra proprio che valga la metà di quello che dicevo eh? La prossima volta che mi vedi, sgorbio, evita di cacarmi le palle... intesi?"

Mi allontanai mentre piangendo disperato, mi urlava che sarei morto, che ero segnato. Sicuramente mi sarei attirato le antipatie di qualcuno e sospettavo anche di chi, visto che sapevo chi era il tipo che si occupava di rifornire le scuole di roba. Dovevano essere venuti per incontrare i ragazzi e dargli la merce, quindi in questo momento dovevano essere da qualche parte ad aspettarli. Estrassi di nuovo il ricevitore e mi misi in ascolto.

"...zzo Tim! Non mi piace sta storia. Non dovrebbero essere già qui?"

"Bart, ti ho già detto di farla finita. Probabilmente staranno tardando di qualche minuto, l'importante e non farsi trovare qui trepidanti, non voglio che pensino di aver a che fare con dei pivelli."

"Timothy Drake... dico che ci stai cacciando tutti nella merda fino al collo! Avremmo dovuto farci gli affari nostri invece di mischiarci con gli uomini di Casterville."

"Lea, per piacere non ricominciare..."

Ora sapevo qualcosa di più sul suo conto. Si chiamava Timothy Drake,  il che mi sarebbe stato d'aiuto nella ricerca di ulteriori informazioni. I ragazzi dopo essersi stancati, si separarono, tornando presumibilmente alle loro aule.

"Awnn prof! Non rompa le palle, sono andato a cagare ok?"

Accidenti, in  questa scuola le cose non andavano decisamente bene a giudicare da come gli alunni trattavano i professori. Non capivo il perché , ma quel ragazzo mi faceva uno strano effetto. Mi sembrava assurdo che così giovane, stesse già allo sbando. Sentivo, per un inesplicabile motivo che le cose non andavano bene così.

 

Sorvolai la città, passando da un palazzo all'altro, saltando, visto che erano troppo bassi per servirmi della tela in modo agevole, all'inseguimento del segnalatore che avevo appiccicato al rasatino a cui avevo torto il polso. Viaggiava su una vecchia Ford del '78 che si sarebbe potuto pensare dotata di una cortina fumogena occultante, visto come buttava la marmitta. Alla fine, come immaginavo, mi condusse al Red Rocket. Mi complimentai tra me e me per il mio intuito e, atterrato sopra il tetto, mi apprestai ad eseguire il mio rischioso piano. Già il fatto di essere in costume era qualcosa che avrei dovuto evitare ma, sapete come sono fatto, fuori dai guai non ci sto mai. Vi ho mai detto che ho anche una vena poetica? Mi infilai in un condotto di ventilazione che sboccava sul tetto, scivolando nello stretto anfratto senza troppi problemi, se non fosse stato per il puzzo. Mi sistemai, dopo essere sceso un po’, in modo da poter sbirciare da dietro la grata e avere una visuale completa di tutto quanto il locale. I soliti tavolini lerci luridi, con sopra le solide lampade rosse da quattro soldi, e tanto di quel fumo che anche con la mia vista acuta era un problema distinguere i particolari. Ritrovai subito i miei due amici, che portavano delle vistose medicazioni, seduti, sorpresa  sorpresa, ma neanche troppa, con Casterville, che sembrava alquanto contrariato.

"Ma che cazzo vai raccontando? Vuoi dire che tu e l'altro beota lì, vi siete fatti prendere a calci da uno solo e disarmato?"

Il ricevitore era una vera bomba, avrei dovuto brevettarlo, ci avrei potuto fare una discreta somma.

"Boss, mi creda, non ho mai visto niente del genere. Era veloce, forte, da come si muoveva avrei detto che era uno speciale dei doogies. Solo che dopo non ci ha portato dentro..."

La voce del rosso tremava un po’ mentre cercava di giustificarsi con il capo.

"Dici che era un professionista eh Josh Boy? D’accordo, diciamo che vi credo, solo perché penso che non siete così cretini da cercare di coglionarmi. Domani torneremo alla scuola per incontrare quei quattro mocciosi pidocchiosi, oggi ho fatto la figura del cretino con loro, perché voi due non vi siete presentati. Andremo con dei rinforzi così se rincontriamo quest'uomo letale, stavolta non avremo problemi. Voglio una sua descrizione dettagliata, così potrò farlo cercare in città, questo tipo non ha capito a chi ha pestato i piedi."

E tu non hai capito a chi vorresti pestarli, pensai, brutto pezzo di stronzo.

"Non ci dovranno essere più intoppi, o altrimenti l'Intermediario vorrà la mia testa. Ma prima, se dovesse succedere, io avrò le vostre palle, tutto chiaro?"

Intermediario. Decisamente una buona serata, un'altra utile informazione. Da come quel tipo ne parlava avrei giurato che si trattasse di un pezzo grosso della sua organizzazione, sicuramente non si trattava di Contabo, i due sembravano in confidenza e avrebbe parlato di lui chiamandolo per nome. Ne aveva paura e nel caso di un pallone gonfiato come quello, era indicatore che con questo signore non si scherzava. La cosa che mi metteva in difficoltà era che non si parlasse mai chiaramente del Grande Grigio o di Batman... evidentemente cercavano di evitare di farne riferimento il più possibile. Sempre ammesso che esistessero e non fossero solo una leggenda urbana. Questa città di leggende ne era piena, in modo impressionante, ma un'organizzazione criminale estesa sicuramente c'era che operava per le sue strade, e ci teneva parecchio a rimanere nell'ombra. Forse, siccome girava decisamente bene, avrei saputo qualcosa d'altro ma... a me bene non gira quasi mai o mai troppo a lungo. Il senso di ragno vibrò leggermente, quando mi accorsi che da un'altra grata sul soffitto, cadde un oggetto di forma sferica, che toccando terra si ruppe, emanando una nuvola di fumo nera, come l'inchiostro di una seppia. Non avevo bisogno di accertamenti per capire chi fosse stato, visto che avevo riconosciuto quel gas. Comunque, per scrupolo, presi dalla mia cintura in piccolo monocolo digitale che avvicinai all'occhio destro, selezionando sul display visione agli infrarossi. Quella sagoma flessuosa e tutte curve era inconfondibile, così come lo stile. Gli uomini del pusher, seduti ad un paio di tavoli vicino al suo, si erano subito alzati, però lei era stata molto più veloce e rapida. Era passata tra loro, zigzagando, colpendo senza mai mancare il bersaglio. Agganciò uno in mezzo ai pantaloni, e nonostante fosse sicuramente un avanzo di galera, provai per un secondo il suo dolore, portandomi istintivamente la mano alla patta. Ne aprì un'altro paio, mandandone al tappeto, con una bella combinazione di calci e pugni, altri 6. Alla fine, con un balzo, fu sul tavolo dell'amico, portandogli gli artigli alla gola, proprio mentre lui cercava di estrarre una pistola dalla giacca color pesca. Rimase gelato mentre lei lo rimirava come un gatto fa con il topo.

"Allora Jimi, dimmi, a che gioco giochiamo?"

"No... non capisco cosa vuoi dire?"

"Su via, proprio così scema mi fai? A chi mi hai venduta e per quanto?"

"Non so di che parli..."

"Del segnalatore che c'era nei documenti che ho preso ieri sera. Per mia fortuna, non sono una sprovveduta e l'ho buttato mentre uscivo dallo studio. Scommetto che fa parte dell'accordo segreto che hai cercato di concludere con i doogies per uscire pulito dalla città..."

"Ma che cazzo dici! Io non ho concluso nessun accordo con loro!"

"Ohhh, certo, certo, vallo a raccontare a qualcun'altro. Scommetto che il tuo signore e padrone... il Batman, ti farà fare una finaccia quando lo scoprirà."

Ahah! Di nuovo veniva tirato in ballo questo oscuro personaggio. Bene, c'era la concreta possibilità che ne venissi a sapere altro.

"Io non ho fatto niente! Perché te la prendi con me! Cosa centro io???!"

"Centri che non si fa mai il passo più lungo della gamba! Dimmi, quello che mi seguiva cos'era? La tua assicurazione nel caso i doogies non mi prendessero? Doveva consegnarmi a loro o uccidermi prima che sospettassi qualcosa?"

"Non so di chi tu stia..."

Gli mollò un ceffone così forte che gli partirono un paio di denti. Deglutii, pensando che andare a letto con quella era sconsigliabile se non si aveva una buona assicurazione medica.

"Devo dartene atto. Hai scelto un professionista, il tipo era in gamba ma io lo sono di più. Dovresti saperlo. Allora? Cos'è? Un mercenario o... forse era qualche nuovo affiliato dell'associazione? Magari non l'hai mandato tu davvero... forse l'hanno inviato loro per seguirmi e scoprire per chi stessi facendo quel lavoretto... ah allora forse devi temerlo davvero il nostro tenebroso amico."

Un affiliato? Il mio cervello cominciò a mettersi in moto, cosa assai pericolosa per me, mentre riflettevo su quelle parole. All'improvviso le porte del locale si spalancarono e da ogni dove fecero il loro ingresso i doogies nella loro solita tenuta da combattimento. La tipa però non si lasciò prendere di sorpresa e reagì immediatamente. Furono sparati dei lacrimogeni ma vidi chiaramente che pendente dalla cintura, aveva una mascherina che indossò subito, facendo delle capriole all'indietro. Stese un agente con un calcio al diaframma e il suo compagno vicino, con un colpo di taglio alle gambe che lo fece finire a terra e battere la testa. Corse verso al parete opposta, saltando contro il muro, vi corse sopra servendosi della poderosa spinta delle sue fantastiche gambe fasciate in nero, puntò la mano sul casco di uno e lo usò per darsi lo slancio e colpire con un doppio calcio la faccia protetta dalla visiera di un'altro che finì contro il bar, poi, lasciatasi cadere a terra, colpì l'energumeno, la cui taglia era il triplo rispetto alla sua, con una velocissima sequenza di pugni a catena contro l'addome, le articolazioni delle braccia e il petto. Crollò a terra come un sacco di patate. Accidenti se ne aveva di classe ma erano troppi, anche per lei, e quando avessero aperto il fuoco, sarebbe stata la sua fine. Dovevo decidermi ed in fretta. Mi ero ripromesso di non comparire mai con questo costume in città ma ora le cose si complicavano terribilmente. La tipa conosceva qualcosa sull'organizzazione sul  Batman, informazioni che forse ci avrei messo mesi a racimolare. La mia inchiesta poteva fare un clamoroso balzo in avanti e poi... anche se mi aveva ferito la scorsa notte, non mi piaceva l'idea che si scontrasse da sola con tutti quei poliziotti. Colpì con un pugno la grata mandandola in testa ad un'agente sotto di me. Mi lanciai verso un paio che la tenevano sotto tiro con le pistole, mandandoli a ruzzolare contro un'altro che teneva d'occhio un'entrata secondaria. Mi mossi rapido tra di loro, ora abbassandomi e afferrandoli per le gambe facendoli cadere, ora colpendoli con il palmo della mano aperto, spaccandogli le visiere. Catwoman non fece complimenti, approfittando del mio aiuto cercò di fuggire, servendosi della sua corda con rampino agganciò lo stesso condotto dal quale era scesa, si issò su e tentò di dileguarsi. Ci misi poco a raggiungerla sul tetto, dove mi aspettava e dove per poco non mi affettò la testa con un colpo di artigli.

"Bella gratitudine! Dopo che ti ho salvata da quei bruti la sott..."

Scansai di nuovo il colpo, anche se di poco, e lei si portò in posizione difensiva studiandomi con un'aria di diffidenza mista a odio puro.

"Di pure ai tuoi capi, chiunque essi siano, che io non chiedo mai aiuto a nessuno."

"Il Grande Grigio non ne sarà certo felice."

Lei sembrò impietrirsi per un attimo. Avevo fatto centro.

"Sanno che Casterville ti ha tirata in mezzo alla faccenda dell'altra sera e sanno anche del suo accordo con i Doogies."

"Così lavori per loro eh?"

"No carina. Lavoro direttamente per lui."

Mi fissò incredula e sospettosa. Forse l'avevo sparata troppo grossa. Quando giochi a bluffare non si sa mai come vada a finire, un po’ come quando bari a poker. Pregai dentro di me che se la bevesse perché altrimenti mi ero sputtanato tutta la partita di brutto.

"Saresti uno della trinità di morte?"

"Per servirla madmoiselle."

Le feci un profondo inchino, tirando un mezzo sospiro di sollievo. Forse ce l'avevo fatta.

"Perché  vai in giro vestito con un vecchio costume di Spiderman?"

"E' una storia lunga. Ho lavorato a New York per un periodo e lì sono stato uno dei suoi peggiori nemici."

"Taglia corto. Cosa vuole il tuo capo da me?"

"Solo parlarti per farti un'offerta."

"Io non vi ho mai messo i bastoni tra le ruote, però meno ho a che fare con voi e più sono contenta."

"In questa città siamo noi che decidiamo chi ha che fare o no con noi."

Il tono del gangster duro mi era riuscito davvero bene, avevo fatto bene a seguire quel corso di recitazione via posta. E dire che pensavo fosse solo un inutile svago quando M.J. me lo aveva consigliato.

"Evita i toni da grand'uomo con me. Sei tu quello che deve farmerla."

"No... devi andare al solito posto... per saperne di più."

"E vorresti dirmi che parlerò direttamente con lui?"

Stavolta il suo scetticismo era decisamente maggiore, un'altra balla così e mi avrebbe scoperto.

"Non dire idiozie. Parlerai con l'Intermediario."

"Quando?"

"Domani sera, ore 23.00 in punto. Ti consiglio di non mancare. Ora è meglio se andiamo, i doogies stanno salendo... li sent..."

Prima che potessi finire di parlarle si era già data. Un paio di lacrimogeni arrivarono su, proprio mentre stavano sfondando la porta che dava accesso al terrazzo. Mi involai rapido, evitando un paio di proiettili di gomma che mi fischiarono vicino. Dura la vita dell'avventuriero mascherato, però non potevo fare a meno di sentirmi soddisfatto per essere riuscito a fregarla. Dovevo solo sperare di aver fatto bene i miei calcoli. Mentre continuavo a congratularmi con me stesso, fui quasi colpito da un'ombra che mi si era avventata contro. Mi lasciai andare, atterrando sul tetto di un'automobile dal design decisamente retrò, mentre un tipo in una suit aderente, dai colori e con lo stemma della e.p.D.O.G., atterrò su quello di un'altra di fronte. Aveva il volto coperto da un elmetto che aveva due piccole feritoie per gli occhi coperte da delle lenti a infrarosso, almeno così pensavo, a giudicare dai riflessi che emanavano. Dietro di me potevo sentire le sirene delle macchine dei suoi colleghi che si avvicinavano.

"Ok amico, mi hai quasi preso, sei veramente agile, non sono molti quelli capace di fare un giochetto del genere appesi ad un cavo. Posso sapere con chi sto per aver l'onore di prendermi a pugni?"

"Agente speciale Claws pezzente, e ti consiglio di non fare troppo lo spiritoso. Se vuoi risparmiarti qualche calcio nel sedere ti consiglio di seguirmi senza troppe storie, abbiamo qualche domanda da farti."

"Ma dico io, non potevate seguire la gattina invece del sottoscritto? Non li leggi i giornali? Mai visto questo costume? Mai sentito parlare di Spiderman? Ebbene sì! Sono qui a Gotham per seguire una pista riguardante dei loschi traffici di droga! Si tratta di una missione delicata che sto svolgendo per conto della polizia di N.Y.C., quindi è un po’ come se stessi ostacolando il lavoro dei tuoi colleghi della grande vecchia mela ora! Che ne dici di lasciarmi andare? Ci si può vedere con calma domani in un'altro posto per fare due chiacchiere e..."

"Devo farti i miei complimenti. - Rispose il tizio mentre batteva le mani- Come comico avresti avuto un futuro. Sapevi che proprio stamattina Spiderman è stato visto a Metropolis? Magari i giornali non li leggo ma come vedi i notiziari tv li guardo. E comunque, anche se fossi stato lui, dovresti sapere che qui non tolleriamo le interferenze di voi mostri in calzamaglia."

"Questa, tanto per iniziare, non è calzamaglia, ma un costoso tessuto italiano, tra l'altro il modello è firmato Armani. E poi cosa ne direbbe Force One se ti sentisse? Offendere così la categoria dei super eroi."

"Per me sei solo un patetico vigilante che sta per ricevere una bella lezione."

Rimasi sorpreso dalla velocità con cui saltò sul cofano davanti a me per darsi una spinta verso l'alto. Ruotò su se stesso, caricando un potente calcio che evitai con facilità. Comunque faceva sul serio, avrebbe potuto farmi molto male oppure spezzare l'osso del collo ad un cristiano normale. Eseguii un salto all'indietro, atterrando sulle mani e proiettandomi verso l'alto, proprio mentre arrivavano i suoi amichetti. Cercarono di sforacchiarmi con una scarica di proiettili ma io mi ero già agganciato con un filo ad una grondaia e stavo già allontanandomi velocemente. Mi accorsi che non ero solo lì in alto. L'agente speciale Claws mi inseguiva. Accidenti, ne aveva di agilità il ragazzo, doveva essere giovane a giudicare dalla voce.

"Ma dove sei cresciuto? Al circo?"

Gli urlai, quello per tutta risposta, con la mano libera dal cavo, estrasse una pistola con cui aprì il fuoco. Si trattava di una sofisticata arma ad energia. Ne avevo già viste altre, so che le producevano sia la Stark ent. che la S.T.A.R.S. Evitare un proiettile è un conto, un raggio laser è un'altro paio di maniche. Per mia fortuna sentivo i pericoli prima che si verificassero e quindi mi ero potuto spostare con un certo anticipo, ma la mia tela fu tranciata di netto lasciandomi cadere a terra. L'amico cercò di piombarmi addosso ma non ci riuscì, eseguii un paio di capriole all'indietro, mentre lui cercò di colpirmi, stavolta con delle specie di punte da lancio. Riuscii a deviarle con dei colpi rapidi e precisi ma era evidente che si trattava solo di un diversivo. Mi si fece subito addosso, cercando di colpirmi prima con la parte terminale del polso, tenendo la mano piegata ad angolo retto, e poi con il taglio dell'altro, ruotando su se stesso per dare maggior potenza al colpo. Il primo lo evitai spostando leggermente la testa, il secondo abbassandomi e cercando di mandarlo a gambe all'aria con una spazzata che però evitò saltando e sferrando contemporaneamente un calcio. Anche lui mi mancò e così cercai di mettere fine a quella storia contrattaccando di nuovo. Non era un avversario semplice, doveva essere stato ben addestrato a diversi tipi di arti marziali senza contare che possedeva delle notevoli doti atletiche. Evitò ben tre dei miei pugni, e riuscì, mentre ero scoperto, a mollarmi un bel calcio nel ventre. Lo sentii, segno che doveva essere stato sferrato molto forte, e capii che non potevo continuare a trattenermi con quello, altrimenti ci avrei rimesso. Scattai in avanti, abbassandomi proprio mentre cercava di centrarmi il volto con un pugno, gli mollai un gancio sulla parte frontale dell'elmetto, incrinando la lente sinistra. Quello si fece indietro, cercando di estrarre di nuovo la pistola. Stavolta colpii con una tela d'impatto che gli incollò la mano alla fondina. Sparai un pungiglione carico di anestetico al collo, riuscendo a perforare il tessuto protettivo. Barcollò un poco e poi cadde in terra svenuto. Accidenti, mi aveva proprio fatto sudare. Se i doogies avessero avuto altri agenti così... proprio in quel momento arrivò a tutta velocità una loro jeep, sul cui tettino era montata una mitraglietta orientabile, dalla quale partì una raffica che evitai saltando di lato. I proiettili si insinuarono nell'asfalto e pensai disgustato che non gliene fregava niente se in quel posto ci fossero stati dei civili o meno. Saltai, pieno di sdegno, contro il veicolo, sollevandolo da terra mentre i suoi occupanti si lanciarono sfuggire in grido di terrore, l'avrei voluto lanciare contro l'altro che stava arrivando ma mi trattenni, accontentandomi di rovesciarlo e di fuggire via. Li avevo ormai distanziati quando, avvertii un brivido lungo la schiena. Aderii alla facciata di un edificio abbandonato, con i cornicioni ornati da statue dalle teste in gran parte decapitate o deturpate dal fuoco dei proiettili. Riconobbi l'edificio sul quale ero passato e che mi aveva dato quella strana sensazione. Era il cinema della notte scorsa... non era molto lontano da quel vicolo. Sentii dei rumori provenire dall'interno e decisi di andare a vedere che cosa stesse succedendo, visto che teoricamente avrebbe dovuto essere ormai in disuso da anni, a giudicare dall'aspetto decadente e sporco che aveva il suo esterno. Entrai all'ingresso principale, deglutendo leggermente per via dell'atmosfera tetra al suo interno. C'era polvere dappertutto, diversi detriti ostruivano il passaggio, un paio di travi erano cadute dal soffitto e l'intonaco delle pareti era completamente andato. Il botteghino aveva i vetri completamente a pezzi, caduti al suo interno, qua e la qualche scritta oscena su quello che rimaneva delle pareti, un po’ di escrementi secchi e un forte lezzo di piscio. Mi avvicinai dove un tempo si acquistavano i biglietti.

"Due per me e la mia signora."

Dissi in tono volutamente compito, ridacchiando al pensiero di vedermi vestito da gentiluomo gotamiano (chiedi in lista, ma credo si dica gothamita) a vedere uno spettacolo con un'ipotetica signora Fitzpatrick. Mi voltai di scatto quando sentii di nuovo il rumore, stavolta molto più forte, provenire da dentro la sala di proiezione, capii subito cos'era anche se giudicavo impossibile la cosa. Non senza qualche esitazione mi recai davanti alle porte aprendole piano piano. Sgranai gli occhi. Sullo schermo stavano proiettando un film. Avanzai molto lentamente, dando un'occhiata in giro, la sala, ugualmente in malarnese come l'atrio, era apparentemente vuota. Guardai le immagini della pellicola e riconobbi il personaggio di Zorro che avevo visto altre volte, alla tv, in videocassetta e in qualche fumetto acquistato. Rimasi per un po’ ammirato mentre il giustiziere mascherato duellava mirabilmente contro i soldati della guarnigione. Sentii di la sensazione già provata la sera precedente farsi forte e mi girai di lato. Tra i posti in prima fila c'era lui.

"Ciao."

Gli dissi, cercando di non apparire minaccioso. Lui mi guardava con i suoi grandi occhi tristi e poi tornò a fissare lo schermo. Mi avvicinai, muovendomi con naturalezza e lentamente, per non metterlo in allarme. Mi sedetti al suo fianco, deciso a scoprire se davvero avessi avuto a che fare con un fantasma o meno. Di sicuro in quel momento ero certo di non aver a che fare con un'allucinazione.

"Sei un fan di Zorro? Io invece, da piccolo, adoravo i Tre Moschettieri, sai, tutti per uno e uno per tutti. Poi c'era Capitan America. Come si faceva a non essere un fan del vecchio Cap? Voglio dire: Libertà, Giustizia, Democrazia e Veri Valori Americani! Quando lo diceva lui sembrava impossibile che non fossero cose giuste."

Ora mi guardava di nuovo, però ancora non parlava.

"Senti, è un po’ bizzarra come situazione questa. Io non so chi sei, ne ho idea di cosa tu sia. Ieri, non ci crederai, per un po' ho pensato che tu fossi un fantasma... buffo vero? Mica siamo ad un episodio di Ai confini della realtà... vero?"

Niente.

"Se... sei un mutante, non devi temere, ne ho conosciuti altri. Non c'è niente di sbagliato in te credimi, devi solo lasciare che ti dia una mano. Ce li hai i genitori?"

Si alzò in piedi e prima che potessi dire qualcosa cominciò a correre. Lo seguii standogli dietro senza difficoltà, passò attraverso le porte, non senza crearmi di nuovo un certo senso di inquietudine ma ero deciso a scoprire dove stesse andando. Se aveva bisogno di aiuto non mi sarei di certo tirato indietro. Però mi chiedevo chi ne avesse davvero bisogno tra i due, se lui o io. Dopo un po’ di corsa mi ritrovai dove, chissà come mai, sapevo mi avrebbe portato.

"Lo stesso vicolo di ieri?"

Ora si era fermato e mi guardava. Non una parola ma quello sguardo... improvvisamente indicò un punto della strada.

"Cosa c'è lì?"

Continuava a tenere puntato il dito. Mi avviai verso il punto che evidentemente voleva io esaminassi. Rimasi senza parole. C'era un lago di sangue in terra, sangue che sembrava versato da poco, che si spandeva, come se stesse sgorgando da un'invisibile fonte, arrivò a lambire gli stivali del costume e quando mi voltai verso di lui per chiedergli spiegazione lo vidi urlare! Ma il suo grido era senza suono! Provai un'improvvisa fitta di dolore dietro la nuca, come se il senso di Ragno stesse martellando da dietro il cranio, per uscire fuori, verso il mondo esterno. Lo guardai di nuovo ed era completamente insanguinato. Portai le mani dietro la nuca, cadendo in ginocchio.

"Ti prego! Basta! Così mi fai scoppiare..."

Come era iniziato cessò improvvisamente. Era di nuovo sparito ed io mi ritrovai a guardare il vuoto. Ovviamente la pozza non c'era più ed io mi chiesi se non fossi proprio ammattito.

 

 

... ora non più!

 

Ero rimasto in piedi tutta la notte, scolandomi tutto il bevibile che c'era nell'appartamento della pensioncina. Ma mi sentivo tutt'altro che stanco, ero elettrico, eccitato, pieno di vigore e... un po’ spaventato per quello che mi stava accadendo. Cacchio, vorrei vedere voi, avevo visto un fantasma per ben due volte. Ora non avevo più problemi ad ammetterlo, ero sicuro di quello che pensavo qualunque cosa potesse dirmi Peter. Non si trattava ne di un mutante ne di un'allucinazione. Però una visione l'avevo avuta, credevo che a procurarmela sia stato lui. Mi vestii di corsa per andare in redazione, avevo un bel po’ di cose da fare. Attraversai il blocco dei doogies che si era fatto ancora più scrupoloso nel controllare quanti, pochi ad onor del vero, venissero da fuori. Per me invece era diverso, ormai avevo un certificato di impiego e uno momentaneo di residenza con il piccolo motel come provvisoria residenza. La sede del Gotham Gazette mi sembrò più squallida che nei giorni precedenti, tuttavia non era una cosa importante in quel momento. Chiesi a Cassandra, la segretaria, di Farrel e lei mi indicò un ufficio dove non ero stato in precedenza, lo trovai che stava consultando un computer.

"'giorno capo, posso rubarle un minuto?"

Alzo gli occhi dal monitor e mi squadrò con una certa curiosità.

"La vedo di buon umore signor Kaine. Presumo che la sua inchiesta stia andando bene."

"Lo può dire forte capo."

"Beh, sì, non è ancora sparito del resto."

Rimasi ammutolito, fissandolo con sospetto e un po’ di risentimento.

"Ovviamente scherzavo, tanto per sdrammatizzare un po’ questi giorni bui e nefasti, che iddio ce li porti via quanto prima."

"Amen. Ora per tornare al motivo della mia visita signore, avrei bisogno di un aiuto."

"Spero che non si tratti di soldi. Le ho già dato un cospiquo anticipo sul suo stipendio, senza sapere se mi potrò permettere di pagargliene un altro per il prossimo mese, visto come vanno le vendite."

"Niente paura capo. Volevo che mi mostrasse l'archivio e rispondesse magari a qualche mia domanda."

"Di solito non mi occupo io di queste cose... dovrebbe averglielo detto che c'è una persona che è incaricata di... oh al diavolo! Tanto qui non avevo nulla di importante da fare. Mi segua pure."

Tutto sommato mi piaceva quel bastardo di un direttore. Era uno che amava davvero il suo mestiere, almeno questa era l'idea che mi ero fatto di lui, e doveva averne ingoiati di bocconi amari a causa dei doogies. Andammo giù, al seminterrato, a piedi, visto che l'ascensore non era stato riparato dal terremoto. Rimasi sorpreso nel notare che a differenza degli altri piani, i segni del disastro fossero ancora ben evidenti, il pavimento era stato ripulito alla bene e meglio e i condotti dell'aria erano stranamente ostruiti. Si respirava un'aria viziata la sotto e ci si sentiva a disagio tra tutta quella polvere e ragnatele. Vidi un piccolo aracnide che si dondolava su un filo di ragnatela, mogio mogio, forse perché ormai lì neanche ci venivano più le mosche. Ebbi la netta sensazione che con i suoi piccoli occhietti mi stesse seguendo incuriosito.

"Ciao collega - gli mormorai col pensiero. - Non preoccuparti, non sono qui per fregarti le scarse entrate di cibo, mi occupo di altro. Dopo vedo di portarti qualcosa da sgranocchiare. Mi raccomando, loro non sanno che sono di famiglia, acqua in bocca."

Gli strizzai l'occhio e gli feci un sorriso, proprio mentre Farrel si era girato.

"Ehmm simpatizzo molto per gli aracnidi..."

"Immagino, uno dei più importanti metaumani della sua città è Spiderman del resto..."

Accidenti, intuii che il riferimento non era casuale.

"Lo sapeva che è stato visto un suo emulo per i tetti della nostra città?"

"Davvero?"

Speravo di essere stato convincente nel simulare stupore.

"Lei non me la racconta giusta..."

"E come mai?"

Chiesi non senza tradire un po' di ansia. Certo, io venivo da New York, Spider era di lì, un po' poco per tirare delle conclusioni ma una curiosa coincidenza, visto che era comparso con il sottoscritto, per uno come Farrel, abituato per mestiere a farsi molte domande.

"Indagando in questi giorni deve aver saputo qualche cosa. Scommetto che ha già raccolto qualche notizia..."

"Aehm, solo voci, mi da lei ora la conferma che si sia fatto vedere qui."

Non volevo ricalcare le orme di Peter, cominciando ad occuparmi in modo fisso del mio alter ego, non capivo proprio, come nel corso degli anni, nessuno si fosse mai fatto delle domande associando i loro nomi.

"Sa, qui a Gotham non siamo abituati ad avere dei super eroi in costume. C'era un certo Angel, qualche tempo fa, prima dell'epidemia... crediamo che sia morto durante i disordini o forse ucciso dalla mala. C'è poi quella Catwoman... anche se non è un'eroina."

Ottimo, aveva anticipato la domanda che volevo porgli, evitandomi di dover cercare di sviare dal discorso Spiderman.

"Ah, lei mi legge nella mente signore. So che è stata coinvolta in una sparatoria al Red Rocket con i doogies ieri sera. - Azzardai. - Ho raccolto delle notizie contraddittorie sul suo conto. Lei saprebbe dirmi qualcosa di più preciso?"

Ci fermammo nel mezzo di un lungo corridoio, largo solo una 35ina di cm, con molte porte ai lati.

"Sulla sua vera identità non si sa praticamente niente. Ha sempre agito nell'ombra, direi anche letteralmente, visto che si muove solo di notte. Ladra, spia industriale, assassina anche, credo sia ricercata per almeno una 15ina di reati diversi. Prima la polizia ora la D.O.G. hanno cercato invano di metterle le mani addosso, però è sempre riuscita a farsene beffe e a sparire nell'ombra."

"Io... ho sentito che lavora per il Grande Grigio."

"Per quanto ne sappiamo fa solo dei lavori occasionali per loro, ammesso che esistano..."

Esistono e come, pensai tra me e me senza però esternare la mia opinione.

"... credo però che sia un cane sciolto... pardon, un gatto sciolto in questo caso. Di più non so dirti."

Mi fece cenno di seguirlo e riprendemmo il cammino, fino ad arrivare ad una porta alla fine del corridoio. La stanza oltre era enorme e piena di scaffali carichi di scartoffie.

"Ecco, questo è tutto quello che si è salvato dai vecchi archivi."

"Tutto quello che si è salvato?"

"Prima tenevamo il materiale in un'altra stanza, ancora più grande, ma una  parte di quella è crollata, mandando perso molto materiale cartaceo originale, nonché una notevole quantità di microfilms. I dati su gli hard disk non hanno fatto una fine migliore e le unità di back up... beh, che glielo dico a fare. Purtroppo i flagelli che si sono abbattuti su di noi non hanno risparmiato neanche la memoria storica di Gotham."

"Fino a dove posso trovare informazioni?"

"Questo materiale non è omogeneo. Ci sono documenti risalenti al pre terremoto, alcuni appartenenti al periodo del contagio, altri invece risalenti a pochi mesi fa... purtroppo la mia utilità finisce qui caro Kaine."

"Aspetti, le volevo porre qualche altra domanda."

"Si, mi dica pure."

"Il nome Drake... le suona familiare?"

"Certo, lo conosco bene, era una nota famiglia qui da noi. Purtroppo i signori furono uccisi durante un feroce scontro tra bande. A differenza di gran parte dell'aristocrazia gotamese avevano deciso di restare e di non fuggire, cercando una vita più sicura in altre città, questo perché  credevano fermamente che prima o poi le cose sarebbero cambiate, che ci si sarebbe ripresi da questa lunga escalation di violenza e disastri che sembra aver colpito da anni la nostra metropoli. Invece hanno incontrato una fine terribile, poveretti! E dire che hanno cercato di fare tanto con il loro sostegno."

"Devono essere state persone davvero eccezionali per decidere di non scappare via... ma mi dica... avevano per caso dei figli?"

"Si. Un maschio, Timothy."

"Anche lui è..."

"No, so che lui sopravvisse e che venne affidato ai servizi sociali."

"Attualmente sa che fine abbia fatto."

"No. Con tutto quello che è successo, ci si è dimenticati dell'orfano Drake. Ricordo solo che tutti i soldi della sua famiglia sono andati persi, quando il terremoto ha distrutto i loro beni immobili e quando i creditori si sono presi tutto quello che c'era nelle banche, fino all'ultimo centesimo."

"Invece che mi può dire su un posto chiamato Crime Alley..."

"E' stato lì? Nome curioso non trova? Naturalmente non si è sempre chiamato con questo nome, all'inizio era solo un soprannome, dovuto all'alto tasso di crimini commessi. Poi però, qualcuno dopo la crisi del contagio, ci ha messo su quella targa e il municipio non ha fatto nulla in proposito, tanto lo chiamavano tutti così. Io credo che sia una specie di segno di resa non fare nulla in proposito. Però non sono certo io quello che decide."

"Grazie capo."

"Di niente Kaine."

"Ma se, per caso, non trovassi niente di quello che mi serve?"

"Non saprei che dirle. Gli unici due archivi della città più forniti di questo sono quello della Polizia e dei Doogies..."

Mi salutò con un cenno del capo e fece per andarsene.

"Ah, mi scusi ancora, conosce qualche esperto... di occultismo qui a Gotham..."

"Occultismo?"

Era decisamente interdetto.

"Si... uno che sto seguendo... si rivolge spesso a maghi e stregoni e cose simili... sa speravo che parlando con qualcuno di quelli che frequenta..."

"Le consiglio allora Lady Histerya. E' una delle più chiacchierate veggenti delle nostre parti. Pare che abbia previsto per tempo tutto quello che ci sarebbe capitato in questi anni. Su in segreteria, le faccio lasciare un biglietto con l'indirizzo."

"Grazie ancora signore."

Se ne andò, lasciandomi solo con i miei dubbi e i miei pensieri. Lady Hysteria eh?

 

Stavo camminando con il tipico passo di chi sta facendo un tranquillo giretto pomeridiano. Non volevo attirare l'attenzione su di me, bensì apparire uno che si fa i fattacci suoi. Le vetrine che incontravo erano spoglie e deprimenti, quasi quanto i proprietari che da dietro ti guardavano con sospetto. Procurarmi dei componenti chimici per il fluido era stata una vera impresa. Alla fine mi era toccato rinunciare, per non dover ricorrere al mercato nero, e farmeli spedire via posta con un pacco espresso. Per fortuna alloggiavo fuori dal perimetro di sicurezza, quindi niente controlli, altrimenti dubito che avrei potuto riceverlo, anzi, probabilmente avrei attirato l'attenzione su di me visto che il pacco era diretto al sig. Fitzpatric, il quale avrebbe dovuto giustificare alle autorità locali, come mai si era fatto inviare quel tipo di articoli. Non mi sarebbe venuto in mente nulla di credibile da dire e mi sarei cacciato in guai molto seri. Mi chiesi quanto tempo un buon chimico ci avrebbe messo a capire che molti di quegli elementi erano presenti nei residui delle tele del ragno che era comparso per ben due notti di seguito. Mi conveniva rimanere a vivere in quel motel o comunque leggermente fuori città se volevo mandare avanti la mia seconda vita senza troppi rischi... e come si mettevano le cose avrei dovuto indossare il costume ancora per un pezzo. Sentii una specie di rantolo da un vicolo davanti al quale stavo passando in quel momento. Senza pensarci su due volte mi ci infilai e vidi quattro ragazzi, che a giudicare dai vestiti e dagli stemmi che portavano sulla spalla erano membri di una gang, intenti a dare il tormento ad un vecchio barbone. Il poveretto era in terra che si riparava come poteva il viso. Era tutto pesto e livido, un rivoletto di sangue scendeva da un brutto taglio sulla testa. Quelli intanto se la ridevano, insultandolo e minacciandolo che se non avesse tirato al più presto fuori qualche quattrino gli avrebbero dato fuoco.

"Parole grosse, pronunciate contro un poveretto che non può difendersi."

Sentivo una grande rabbia crescere in me mentre pensavo a quanto spesso quei pezzenti dovessero fare quel sadico gioco con chi gli capitava a tiro.

"Hey figlio di cagna morta, non sai che questo è territorio dei Rage? Qui o si paga per rimanere o ci si muore. Anzi, siccome vedo che hai addosso bei vestiti e sei sulla nostra proprietà, dovrai dare il doppio per conservare tutti i dentini intatti nella tua bocca."

"Ah certo, capisco, allora fa una cosa... vieni qui così ti posso dare quel che desideri."

Estrasse una pistola dalla giacca, il mio senso di Ragno pizzicava leggermente, comunicandomi che non avrebbe fatto fuoco al momento ma che comunque la situazione non era tranquilla.

"Io dico che è meglio se lo tiri fuori e me lo tiri, bastardo rotto in culo."

Ghignavano tutti con aria cattiva, non ci volle molto per capire che una volta dato quello che volevano mi avrebbero fatto fuori.

"Estrai moooolto lentamente amico."

Il portafogli era abbastanza pesante, anche se non per i soldi che c'erano dentro, lanciandolo con la giusta forza e mirando bene, gli avrei colpito il polso, facendogli cadere di mano l'arma. Allora sarei potuto scattare in avanti e... il tipo fu colpito da un oggetto che sembrava un disco di metallo, sentì il trock dell'osso rotto, e vidi la pistola cadere. Poi qualcuno calò dall'alto, un ragazzo, sulla ventina, 1.78, fisico atletico e snello, facilmente intuibile sotto la magliettina e jeans che indossava, capelli neri, corti a spazzola, occhi blu. Aveva ammortizzato la caduta, circa 6 metri dalle scale antincendio, con una serie di capriole, finendo proprio in mezzo ai quattro. Il primo a prenderle era alle sue spalle, un orco di 1.90, grasso oltre ogni dire, che si beccò una gomitata nello stomaco. Il gomito del tipo affondò in modo grottesco e poi, tirando rapidamente fuori il braccio, gli colpì il muso con il dorso della mano chiusa, spaccandogli completamente il naso. Cadde a terra, perdendo sangue e vomitandosi addosso. Quello che gli era vicino tentò di prenderlo di sorpresa buttandoglisi contro, direi che non era il tipo che si facesse impressionare da questo genere di tattiche, mantenne la sua freddezza, lo prese bloccandogli il pugno che aveva cercato di assestargli, ed eseguì una splendida proiezione, facendogli descrivere un arco perfetto a mezz'aria. Batté la schiena sul duro asfalto, rompendosela molto probabilmente a giudicare dal suono che sentii. Stavolta non lasciò agli altri due il tempo di reagire. Spiccò un balzo e allargando le gambe li colpì con un doppio calcio in pieno volto, facendoli girare su se stessi e mandandoli contro il muro. Senza dargli tregua si avventò su uno che portava dei corti rasta e giratolo, lo colpi con il taglio alla laringe, quello schiumò bava mista a sangue dalla bocca, rovesciò gli occhi e svenne, finendo di nuovo addosso al muro e scivolando in basso. Il rimanente, era il tipo che mi aveva minacciato con la pistola,  ora con il polso che penzolava penosamente. Gli dette un calcio alla gamba facendolo piegare e gli prese la testa, tirandola indietro, mentre quello piangeva e supplicava. Lo colpì con una gomitata in bocca, spezzandogli tutti i denti che finirono dentro e lui, per reazione si buttò in avanti rivomitandoli in terra. Mezzo secondo dopo era fuori gioco. Andò dal vecchio, e si sincerò che stesse bene.

"Ce la fai a tirarti su nonno?"

Quello rispose di si e con il suo aiuto si tirò in piedi.

"Vai al più vicino ambulatorio dell'Opera Wayne, ti daranno una mano per quelle ferite..."

Prese dalla tasca dietro dei suoi pantaloni un portafoglio, dal quale estrasse un bigliettone da 100.

"Tieni... evita di berteli tutti, pensa anche a metterti qualcosa nello stomaco, intesi?"

Il barbone ringraziò e si allontanò zoppicando leggermente, passandomi di fianco con lo sguardo basso.

"Allora, qualcuno voleva fare l'eroe eh?"

"Qualcuno invece lo ha fatto, e direi che non se l'è cavata niente male."

Replicai tranquillo alla sua battuta sarcastica.

"Avevano una pistola. Forse non ti sei reso conto di cosa poteva capitarti.... chi credevi di essere? Thor? Shazam (capitan Marvel, Shazam è il vecchio stregone che gli ha dato i poteri)?"

"Avrei preferito Captain America. E' il mio preferito."

"Spiritoso, perché  non mi mostri i documenti?"

"E di grazia, a chi dovrei mostrarli."

Quando estrasse il tesserino mi maledissi per aver risposto alle sue battute. Era un doogie.

"Tenente Grayson, e.p.D.O.G."

Tirai fuori la mia carta di identità, sperando che non scoprisse che era fasulla, e il tesserino di lavoro del G.G.

"Abel Fitzpatrick, giornalista, trasferito qui da poco."

"Abel Fitzpatrick?"

"Si, lo dicono molti che è un nome strano, per via di come suona."

Ancora una volta mi chiesi cosa cazzo mi fosse passato per il cervello quando lo scelsi. Ben aveva sicuramente avuto più gusto di me quando aveva deciso il suo... ma era sempre stato così, sicuramente tra i due cloni lui era stato quello meglio riuscito. Lui sorrise e rabbonito disse.

"Ok amico, so che avevi tutte le migliori intenzioni di questo mondo, però te la sei rischiata davvero grossa. Ci sono già troppi morti in giro. Comunque complimenti, non molti si sarebbero prestati in soccorso di quel poveraccio, solo, da oggi in poi, evita di farlo ma chiama la polizia ok?"

"Senza dubbio agente."

"Ora vai pure, fai che non debba più avere motivo di riprenderti."

"Parola d'onore."

"Comunque a me sarebbe piaciuto essere Green Lantern."

"Io dico che Cap lo batte con una mano legata dietro la schiena."

Ci scambiammo un sorriso e io mi allontanai. Mi dissi che se tutti i doogies fossero stati come quel tizio la City sarebbe davvero stata al sicuro.

 

Lo studio di Lady Histerya sembrava uscito fuori da un film horror in b/n degli anni '50. C'erano finti animali impagliati, mobili di sintyx ricoperti da vera polvere, pesanti e logori tomi dagli inquietanti titoli appoggiati qua e là, alambicchi e ampolle varie in cui gorgogliavano colorati intrugli dall'odore tutt'altro che gradevole, sfere di finto cristallo, cofanetti in falso stile antico con chiavi arrugginite infilate nelle serrature. Lei stava seduta dietro un ampio tavolo rotondo, su cui era posata una mano mummificata, la cosa più realistica di tutte, che reggeva un globo vagamente luminescente. Era truccata e agghindata come una diva degli anni '20 e se mi faceva girare intorno alle tempie in modo nevrotico gli indici, mentre, con gli occhi chiusi si prodigava in un'espressione di dolorosa concentrazione degna della pernacchia d'oro. Avrà avuto all'incirca una quarantina d'anni, ben portati a dire il vero, ma c'era qualcosa di bizzarro nel suo visto, tutt'altro che brutto, di indefinibile, forse una lieve asimmetria che comunque la rendeva molto più interessante di molte altre persone che ti capitava di vedere nell'arco della giornata.

"Ahhh.. shhh... non proferir parola... sento che sei qui per aver delle risposte alla tue domande... tu sei... Abel Fitzpatrick del Gotham Gazette!"

"Complimenti vivissimi madame... scommetto che anche se non le avessi telefonato prima per avvertirle che stavo arrivando per l'intervista concordata oggi avrebbe saputo dirmi chi ero e perché  ero qui."

"Giovanotto... facciamo gli spiritosi?"

Mi fissò in malo modo e mi pentii di averle detto così.

"Mi scuso molto signora! Non era mia intenzione offenderla ma..."

"Bla, bla, bla, si si si si, ho capito, ora se possiamo saltare i convenevoli si metta seduto e facciamo questa benedetta intervista."

Mi accomodai su una sedia che sembrava persino più logora di quelle che c'erano nel motel e cominciai a porle una sequela di banalissime domande, giusto per renderle credibile la scusa del pezzo di colore che avevo deciso di scrivere per il Gazette, lei del resto, visto l'evidente penuria di clienti, tranne i soliti quattro poveri disgraziati che facevano affidamento a qualsiasi cosa pur di avere una speranza per il domani, aveva ben volentieri accettato l'idea di potersi fare un po’ di pubblicità gratuita. Dopo quasi un quarto d'ora di chiacchiere per me senza senso, su l'influenza dei raggi Gamma sul quinto piano Astrale, e delle conseguenze che il misterioso materiale verde ritrovato nel Kansas aveva avuto sugli Imperi Aerei Inferiori, nonché della cruciale intersecazione di Raggi cosmici, campo di variazione di probabilità, Urano nel Capricorno che tocca l'Ofiuco e aumento di consumo di sandwich al tonno e formaggio, mi decisi a buttare l'argomento dove volevo. Parlandoci avevo cominciato a disperare che in realtà potesse essermi di aiuto alcuno, però non riuscivo ad aspettare che Peter mi chiamasse con il parere del Dott. Main bello che pronto da leggere. Era l'unica esperta di paranormale che avrei potuto trovare lì, se si escludeva un vecchio barbone che raccontava di essere Mago Merlino e che per mezzo dollaro era pronto a staccare con un morso la testa ad un topo.

"Signora... pardon, Lady Histerya, tutto quello che dice è estremamente interessante. Ma c'è un argomento che sicuramente affascina da sempre i lettori della nostra rivista: i fantasmi!"

Detti forse eccessiva enfasi alle mie parole perché  il suo sguardo si fece strano. Sembrava la sua logorrea si fosse bloccata all'improvviso, così come sparì il suo ghigno da esagitata, sostituito da uno moderato e quasi beffardo, mentre il viso si era rilassato e gli occhi ora luccicavano di curiosità divertita.

"Questa è una vecchia città Mr. Fitzpatrick e di accadimenti bizzarri ne succedono... a proposito di bizzarro, le hanno mai detto che il suo nome è piuttosto... curioso?"

"Si... ogni giorno della mia vita..."

"Da Abel Fitzpatrick..."

"Come?"

"Dico della sua vita da Abel Fitzpatrick.... non certo prima..."

"Scusi, non penso di capire..."

"Niente, niente. Solo che ognuno di noi prima di venire in questo mondo è stato qualcosa di diverso, almeno per un po’... lei incluso ed è molto curioso, sa, lei non ha proprio la faccia dell'Abel, ne riesco con chiarezza ha capire cosa possa essere stato... comunque le dicevo che Gotham è molto vecchia, i suoi fondatori, caro signore, la strapparono letteralmente alla paludi di un'allora ostile nord - est, non senza grandi sacrifici, anche di vite umane, lo sapeva?"

"Ho... ho letto poco sulla storia di questa parti, lo confesso, per lo più cose risalenti ai tempi delle superiori, studiando la storia degli Stati Uniti..."

"Di cui ha sempre fatto parte in un modo tutto suo... parlo ovviamente di questo posto. Quello che tirarono fuori da quella melma comunque, non era solo una futura metropoli, bensì qualcosa di molto più antico e... decisamente coriaceo. Lei lo sa vero di cosa parlo? Le basta guardarsi intorno per intravedere come stanno veramente le cose. A tutt'oggi permea ancora come una cappa questo posto..."

Confesso che ad un certo punto deglutii a fatica. Voglio dire, cacchio, ne ho passate di cose in vita mia da far accapponare la pelle a chiunque fosse sano di mente ma... quello che diceva questa tipa, che fino ad un attimo prima sembrava la più innocua delle ciarlatane, mi muoveva qualcosa dentro... non so spiegare bene.

"Scommetto che non sa neanche la storia di Hiram e della sua penitenza?"

Scossi la testa e così appresi del mulatto Hiram, che trovò conforto nella religione, dell'iracondo Rance Benedict, che lo accusò ingiustamente dell'omicidio del fratello e dell'inquietante Epsilpah Clevenger, il Mimo e il Dottore al tempo stesso, di come alla fine abbia ceduto alla follia e costruito un manicomio, nel quale trovarono posto i viziosi e gli assassina del nord - est e sui cui resti, sarebbe stato costruito l'ormai abbandonato Arkham Asylum.

"Questo posto è come una carta moschicida in cui... rimangono invischiate le impronte psichiche, i ricordi, i dolori, gli odi e i rancori di tutti quelli che ci sono passati. Tale carica continua a crescere perché  funge da magnete verso altre persone che covano dentro sentimenti contrastanti e spesso aberranti e si trasmette ai vivi, che esposti giorno e notte ai suoi effetti, si ritrovano spesso ad ereditare il male compiuto dagli altri. Certo... solo un cuore veramente malvagio può imbeversene completamente... perché  una persona buona cercherà comunque, anche se inconsciamente, di resistergli, però alla fine anche quest'ultimo verrà in qualche modo infettato... qualcosa si insinuerà dentro di lui... approfittando di ogni spaccatura che troverà nel suo animo, aumentando la frattura che esiste tra le diverse parti che lo compongono... accentuandola fino a separarle... forse è per questo che qui vantiamo un record in fatto di schizzofrenici e criminali dalla doppia, tripla personalità... forse è per questo che la media di chi soffre di disturbi legati a questo tipo di problematiche è più alta che altrove..."

La studia attentamente ed in quel momento non ero più così sicuro dell'età che le avevo inizialmente attribuito.

"Lei mi parlava di fantasmi vero sig. Abel?"

"Si. proprio così..."

"C'è qualche caso in particolare che le interessa?"

"Qualche caso in particolare?..."

"Qualcosa che ha sentito... che le hanno raccontato magari..."

Quella domanda fu fatta con tono insinuante.

"A dire il vero, c'è un racconto, di una  persona che conosco e che mi ha molto colpito..."

Cercai di spiegarle in breve, raccontando tutto rigorosamente in terza persona e omettendole qualsiasi riferimento al mio alter ego, quanto occorsomi per ben due volte. Lei si lasciò un po' andare indietro, appoggiandosi sullo schienale, sembrava soppesare quanto le avevo appena finito di comunicare.

"Naturalmente- cominciò a parlare. - La carta moschicida, intrappola anche... qualcosa più che dei semplici ricordi... è difficile spiegare che cosa siano. Su quello che accade dopo la morte si sa poco e spesso sono informazioni contraddittorie l'una con l'altra. I pareri più autorevoli nel campo dicono che si passi ad un'altro stato dell'esistenza, scivolando in altri piani della realtà. Prendendo per buona questa teoria, diciamo che però il passaggio non sempre riesce perfettamente, che possono esserci diversi fattori che possono intervenire nel renderlo difficoltoso, sia esterni che interni. Supponiamo che qualcuno deceda con una grande rabbia, un grande dolore, una grande paura nel cuore... questi rimangono a permeare l'area dove è successo quello che le ha scatenate e... qualcosa, una parte di quella che chiameremo anima, invece di trasformarsi e passare allo stadio successivo, vi rimane invischiata, incapace di superarli, costretta, in un certo senso, a riviverli in loop, teoricamente per sempre. Secondo alcuni infatti la percezione del tempo che si ha una volta trapassati è completamente diversa... il tempo è relativo, questo lo ricorda dai tempi di scuola?"

"Si.. certo..."

Risposi io vagamente intimorito.

"Per questi enti, che non sono più persone dotate di una coscienza così come noi la concepiamo, non scorre nello stesso modo in cui scorre per noi, forse è legato ancora più strettamente alla percezione che essi ne hanno, forse persino influenzato dai loro pensieri, o dall'equivalente di quello che sono i pensieri quando si è morti. Lei ha detto che... lo spirito che ha visto il suo amico... era quello di un bambino... immagino che per una creatura di circa 8 anni come sembrava esserlo stato quella, una morte violenta possa essere stata un trauma sufficente a impedirgli di trasformarsi... forse non si rende neanche conto di quello che gli è successo ed è condannato a rivivere, giorno dopo giorno, quello che gli è capitato, badi bene la mia è solo una congettura."

"Mi chiedo... perché  il mio amico... intendo dire... perché  è stato scelto lui per... questo contatto..."

"Non si viene scelti a caso, mio caro, c'è sempre una ragione. Spesso siamo noi stessi a chiamare, senza renderci conto, come se emettessimo un suono o una luce, o un odore che attira a noi questi... fantasmi... In realtà essi sono sempre intorno a noi, in certi posti più che in altri, e dei contatti, casuali o voluti da una delle due parti, possono verificarsi, anche se di solito per brevissimo tempo. Ci sono delle persone, che per i motivi più svariati sono maggiormente predisposte... spesso hanno una... visuale diversa della realtà... un sistema percettivo più sviluppato, qualcosa di antico che si è risvegliato o... qualcosa di nuovo, che non si era mai visto prima... se sapesse tutti i casi di medium mutanti che mi è capitato di vedere..."

"Un medium è qualcuno che comunica con i morti...?"

"Non è così semplice la cosa, diciamo in linea di massima sì."

"Dunque questo vorrebbe dire che... il mio amico è un medium?"

"Non è detto. Potrebbe avere delle doti latenti di altro tipo, oh forse non sono così latenti eh?"

Mi fece l'occhiolino ed io, imbarazzatissimo e anche preoccupato, non riuscii a risponderle in alcun modo.

"Ci sono paranaturali di altro tipo, veggenti, telepati, persino telecinetici, che occasionalmente riescono a stabilire un contatto. Per fare un esempio, anche se un po’ forzato, potrei dirle che un medium e un veggente, sono come un saltatore in lungo ed uno in alto, hanno specialità diverse, quindi hanno sviluppato i propri muscoli in modo specifico per un determinato compito, e non è detto che uno sia un campione anche nell'altra specialità. Sicuramente però sono tutti e due atleti, e rispetto ad un uomo che ha passato la vita in poltrona davanti al Dick Van Dicke Show con una bella birra gelata in mano, il cestello con il pollo fritto davanti, e il telecomando nell'altra, otterranno risultati migliori cimentandosi in altre discipline. Non so cosa provochi queste prestazioni fuori programma, forse sono queste entità stesse che in mancanza di meglio si rivolgono ad essi..."

"Magari in mancanza di un medium vero..."

"O forse comunque spinti da qualche affinità difficile da capire sul momento..."

"Lei è stata molto chiara Lady... ho una domanda ancora da farle... ma cosa potrebbe volere questo spirito bambino da... dal mio amico?"

"Come? Non è evidente? Ci pensi bene. Cosa fa un bambino quando si trova di fronte ad una situazione che non sa gestire, in cui la paura non gli permette nessuna reazione, e in cui sente di essere completamente inadeguato..."

"Chiede aiuto..."

La maga si alzò ed io automaticamente la imitai.

"Signor Abel, nonostante abbia la tendenza a fare troppo lo spiritoso, è una buona persona e per accorgersi di questo non servono doti paranormali. Ora è bene che lei torni al suo lavoro, qui ha perso sin troppo tempo per ascoltare le ciarle di una vecchia matta come la sottoscritta. - Sorrise gentilmente. - Avrei tanto voluto esserle di maggiore aiuto per... il suo articolo."

"Lei... non sa invece quanto lo sia stata... madame."

Le presi la mano eseguendo un baciamano a rigorosa norma del Bon Ton. Mi avviai verso la porta, poi, sentendomi chiamare ancora una volta da lei mi girai.

"Signor Fitzpatrick... mi raccomando... dica al suo amico che non è del bambino che deve aver paura..."

"E di chi allora...?"

"Oltre che dei vivi... se... questa persona può essere contattata da un certo tipo di spirito... questo significa che altri potrebbero tentare di parlargli... gli dica... che da alcuni dovrà guardarsi ma... guai a scappare... sarebbe la sua fine..."

"Il mio amico... signora... è scappato per troppo tempo... non credo abbia più voglia di farlo."

Ci scambiammo un sorriso ed uscì di lì.

 

 

 

 

La Tenebra s'avanza.

 

 

I racconti di Lady Histerya su Hiram, sul Mimo e sugli altri inquietanti personaggi del passato di Gotham, mi giravano ancora dentro il cranio, mentre da quasi un'ora ero appostato sul muro di quel vecchio palazzo. Erano le 22.45 e faceva un certo freddo quella sera, il mio costume di elastan sarebbe dovuto essere fornito di un sistema di riscaldamento e, oziosamente, cominciai a pensare ad un sistema per integrarne uno che fosse leggero e compatto. Quei discorsi mi avevano effettivamente fatto prendere coscienza del fatto che tra quelle guglie e quei pinnacoli, si annidava qualcosa, qualcosa che sarebbe stato complesso descrivere con le semplici parole. Del resto la stessa sinistra architettura di quella città era la denuncia di un malessere interiore, un conflitto non risolto, in cui si ricorreva a tutta la simbologia mistica e religiosa conosciuta, quasi a volerne fare un gigantesco tempio della spiritualità, un'enorme cattedrale gotica, forse il residuo del sogno del mulatto morto da tempo di edificare un luogo di preghiera mai realizzato o completato solo a metà, l'eredità di un morto per i vivi che, generazione dopo generazione, inconsciamente, si erano prestati anima e corpo a questo compito. Mi sovveniva alla mente il racconto di Edgar Allan Poe... la caduta di casa Usher. Che veramente il male non fosse una semplice entità astratta? Ma bensì qualcosa di fisico e ben definito, capace di interagire con noi su più livelli? Avevo visto creature come Mephisto o Abnegazar, e solo ora mi interrogavo su quale fosse la loro vera natura. Davvero erano chi professavano di essere? Demoni? Il nome di Tim Drake mi balzò all'improvviso alla mente e mi chiesi come mai? Forse era ancora quella sensazione di dover fare qualcosa per lui, perché  era ingiusto che un ragazzino con tutta la vita davanti stesse cadendo così presto nell'oscurità. Se fosse accaduto, non ne sarebbe mai più uscito ed io lo sapevo bene. I ricordi di quando brancolavo nel buio erano ancora ben presenti dentro di me e avevano segnato indelebilmente il mio cuore. Aguzzai lo sguardo, stava uscendo finalmente! Molto bene, i miei calcoli erano corretti. Il rifugio della gatta era proprio nella chiesa sul cui tetto avevamo combattuto, lo sapevo! Con grande agilità si gettò nel vuoto, per poi agganciare subito un pennone dove da tempo non sventolava più nulla, eseguì un paio di giravolte per darsi lo slancio e si involò verso l'alto. Mi lanciai al suo inseguimento, cercando di mantenere il profilo più basso possibile, in modo che non mi vedesse. Riuscì a tenerla dietro e vidi che stava uscendo dal perimetro cittadino, passo tra le maglie dei sensori aerei del posto di blocco con disinvoltura, sicuramente ne aveva studiato gli schemi a memoria, mentre io mi affidai al buon vecchio senso di Ragno che discretamente mi suggeriva la strada migliore per evitare di prendermi una bella raffica di mitra. Si inoltrò in un boschetto, saltando di ramo in ramo, verso una radura ai piedi di alcune collinette. Ora si faceva più rischioso perché  avrebbe potuto vedermi lì, però dovevo comunque giocarmi il tutto per tutto. Mi stava portando ad uno dei luoghi dove quelli del Grande Grigio incontravano direttamente i loro uomini. Una volta giunto lì mi nascosi dietro una grande roccia, e sbirciai discretamente, utilizzando il mio monocolo digitale. Lo sguardo mi cadde su una villa che sorgeva sul più alto dei colli, sembrava decisamente sul punto di crollare e doveva aver senz'altro conosciuto tempi migliori di quelli. Per un po’ non successe niente, la cosa non mi tranquillizzava di certo e neanche la gatta sembrava essere particolarmente felice. Aspettavo che si stufasse e se ne andasse via, dandomi il tempo di dare un'occhiata in giro. Il senso di ragno cominciò a farsi sentire, in modo vago e discreto, come quando si crea una situazione solo potenzialmente pericolosa per me. Improvvisamente, dal boschetto partì un colpo di fucile ma lei, che doveva essersi accorta di qualcosa, si era spostata, evitandolo per tempo. Seguì una breve raffica di mitra e poi, rapidi e ordinati, uscirono dei doogies in suit d'assalto. Cercarono di circondarla, ma saltando da una parte all'altra, rese difficile loro il compito. Ne prese uno alle spalle, con un calcio alla schiena che avrebbe avuto conseguenze per anni nella vita del malcapitato, un secondo lo usò, saltandogli sopra e mettendogli una mano sul casco, per darsi una spinta verso l'alto e piombare a piè pari su un'altro che ruzzolo diverse volte in terra. Non c'era che dire, guardarla combattere in quel modo era un vero spettacolo, era bella e letale allo stesso tempo, un mix pericolosissimo. Poi gli avvertimenti dietro la nuca divennero più pressanti, sentì il rumore di quattro veicoli che si avvicinavano. Erano Jeep come quelle che avevo visto diverse volte, solo che una era armata con un lancia granate sul tettuccio. Capii immediatamente cosa stavano per fare, scattai in avanti con tutte le mie forze, divorando i metri con potenti falcate, pregando di fare in tempo. Lei mi si ritrovò a guardare la maschera profondamente stupefatta e vagamente confusa. La detonazione fu fortissima e pensai che fosse la fine.

 

Fine 2a parte

 

 

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P.S.: Su Marvelit, nella sezione della Ragno family, potrete seguire anche le avventure del Ragno Rosso, clone di Peter ma tutt'altro che una mera copia, e di Spiderette, riluttante eroina... aracnofobica! Gli autori di queste due testate sono rispettivamente Mr. Kayak e Xel per R.R. e Frank Webley per Spiderette. Leggete anche Webspinners... un'occhiata a 360g al mondo legato all'aracnide umano più conosciuto del pianeta.

E da oggi, una nuova entrata nel mondo della tela. Ragno Nero. La virtuatestata dedicata all'ex letale Kaine.