Marvelit
& DC Italia presentano:
Kaine
in:
Ghosts of Past... Shadows of Future /2
di Yuri N. A. Lucia
Ora mi vedi...
"Cosa?!?
Ma come ti salta in mente! Quando mai ho fatto uso di quella merda?!?! Dico ma
sei impazzito! Io sono sano di..."
Mi interruppi
mentre dall'altra parte del telefono Peter, in quel momento leggermente nervoso
perché dovevo aver interrotto i festeggiamenti con la moglie per il nuovo
lavoro, del resto le 3.30 del mattino erano il momento migliore per far
baldoria a due, cercava di calmarmi, spiegandomi che la sua era solo una
battuta per sdrammatizzare.
"Ok,
scusami Pete, ma ho i nervi a fior di pelle dopo quello che è successo. Voglio
dire, Cristo santo ne ho viste di cose strane ma... non mi era mai capitata
un'apparizione di un fantasma... se solo ci fossi stato anche tu... sei sicuro
che a te non è mai successo?"
Peter mi spiegò
che tutte le esperienze in cui aveva visto persone scomparse, erano legate a
momenti di grande stress e potevano essere spiegate come semplici
allucinazioni, conseguenze di attacchi psichici. Nel mio caso, visto che gli
avevo raccontato dello scontro con la misteriosa Catwoman, mi disse che poteva
trattarsi di effetti postumi dovuta alla perdita di sangue e alla presenza di
qualche droga negli artigli. Era cauto nel parlare di esperienza sovrannaturale
e mi invitava ad usare la stessa cautela. Potevo capirlo. Era il suo modo di
agire e per certi versi, se fossi stato dall'altra parte avrei detto le stesse
cose, però non c'ero, ero dalla mia di parte e la cosa mi aveva sconvolto. Non
riuscivo a chiudere gli occhi senza incrociare di nuovo quello sguardo. Mi
ossessionava quel silenzio, quell'opprimente sensazione d'urgenza nella sua
assenza di parole.
"Certo
Peter, capisco, hai ragione, forse ho avuto un'allucinazione, forse sono
semplicemente stressato... forse ho davvero bisogno di parlare con uno
psichiatra, in fondo fino a qualche tempo fa ero un pazzo assassino... eh se
non fossi cambiato così tanto come credevo? Dio mi sembra di impazzire!
Consulterai il Dott. Main? Ti ringrazio di cuore, sei veramente un amico... ok,
allora aspetto tue notizie. Si, il lavoro, diciamo che và bene... ok. Ora ti
saluto, scusa ancora il disturbo e... salutami Mary Jane... so che dopo questo
mi odierà ancora di più. Notte caro."
Tornai di nuovo
a sdraiarmi sul letto, fissando il soffitto un tempo bianco, ora grigio sporco,
sopra di me. Avrei voluto mettermi ad urlare... dovetti fare uno sforzo
terribile per trattenermi dal farlo. Alla fine riuscii a focalizzare i miei
pensieri su altre tre questioni. Primo: dovevo continuare la mia indagine sul
Batman... la misteriosa entità che guidava il cartello criminale di Gotham. Di
lui sapevo praticamente nulla, solo qualche voce sentita in giro e il sospetto
che indossasse anche lui un costume visto che mi ci avevano scambiato. Secondo,
quel ragazzo, Tim, dovevo prendere informazioni su di lui, conoscendo la scuola
che frequentava non sarebbe stato difficile. Sentivo di dover far qualcosa,
visto che ero certo si stesse mettendo nei guai. Terzo, rintracciare la bella
gattina che mi aveva preso a calci nel culo e... possibilmente, pareggiare il
conto. Con quei propositi presi sonno.
( qui passi
dalla prima alla terza persona all’improvviso) Alla fine, nonostante tutto, ero riuscito a riposare un po’,
anche se un vago senso di stordimento mi confondeva le idee in testa. Andai al
giornale, per prima cosa, alla Thomas Wayne, il liceo dove aveva ascoltato il
discorso di quei ragazzi. Si appoggiò al muro, il suo ricettore segnalava che
il piccolo era nell'edificio. Dovette nasconderlo al volo, perché gli si avvicinarono un paio di tipi,
vestiti con pantaloni larghi e leggermente calati, come andava di moda, uno era
un afroamericano rasato e con l'orecchino al naso, l'altro sembrava il tipico
irlandese dei poster turistici, solo con un brutto sfregio al lato del labbro
superiore e uno sguardo truce e cattivo.
"Hey fratello...
questa zona è stata già opzionata, perciò la compagnia ti invita leggermente a
schiodare il culo."
L'afro aveva
parlato rappando le parole, così rapidamente che quasi non ci aveva capito
nulla, se non il senso minatorio in esse contenute.
"Non sono
qui per vendere."
Ribattei secco
io, cercando di non dargli troppa corda. Non avevo nessuna voglia di attirare
l'attenzione.
"Allora
sei qui perché vuoi
acquistare?"
Il rosso lo
aveva chiesto con sospetto, guardandomi storto.
"Neanche.
Sono qui per affari miei."
"Allora
signore, ti consiglio di farteli altrove, perché questo è il nostro territorio
e decidiamo noi chi sta qui o no."
Ingoiai a
stento la rabbia, desiderando solo di mettergli le mani addosso per portargli
la testa tra le chiappe e fargli leccare bene. Al rosso invece avrai strappato
volentieri le labbra mettendogliele al posto delle sopracciglia. Ma non ero più
uno psicopatico e sapevo che non potevo farlo, che era sbagliato, anche se devo
confessare che il desiderio era piuttosto forte.
"Ho capito
il messaggio, vi saluto."
Mi girai sui
tacchi, imprecando tra me e me. A quella distanza la ricezione sarebbe stata
perfetta, ora invece... mi accorsi subito che i due mi stavano seguendo.
Evidentemente pensavano che sarebbe stato bene pestarmi un po’ per essere
sicuri che avessi capito. A quel punto mi dissi che andava bene, ma si sarebbe
giocato alle mie regole. Mi infilai in uno stretto budello tra due edifici, una
stradina in cui c'era tanta di quella mondezza che il tanfo avrebbe steso un
bufalo. Quando entrarono anche loro rimasero basiti nel non vedermi,
probabilmente pensarono che avessi accelerato il passo e fossi uscito
dall'altra parte. Scivolare dall'alto alle loro spalle, senza fare il minimo
rumore, non fu difficile.
"Ma bene
merdosetti, vedo che la parola di un gentiluomo non basta con voi eh?"
Si girarono di
scatto, urtandosi perché lo spazio
era pochissimo e fianco a fianco non riuscivano a muoversi bene. Testa rasata
estrasse un coltello a serramanico che portò alla mano sinistra, facendolo
ruotare un po’ di volte mentre irish gnome, si infilò un tirapugni che
terminava in tre borchie appuntite.
"Arma
bianca? Che bello, mi sa di duello alla Herrol Flynn, solo che io sono l'eroe e
voi siete due coglioni qualsiasi."
"Ora si
vede quanto sei bravo cazzone! Se vali la metà di quanto chiacchieri direi che
siamo spacciati..."
Scattò subito
in avanti, con il suo coltello, puntando alla mia gola. Che stronzo! Se fossi
stato una persona normale mi avrebbe fatto fuori e questo mi fece incazzare da
matti. (in realtà un attacco così scoperto è abbastanza facile da evitare,
questo rende il tizio ancora più cojone) Invece afferrai il suo polso,
spostandomi di lato, tirandolo leggermente avanti e ruotandoglielo in modo da slogarglielo,
gli misi una mano sugli occhi, coprendoglieli per disorientarlo, mollai e con
l'altra mano lo colpi di taglio sul collo, in modo da farlo svenire. Cadde a
faccia avanti, in mezzo allo zozzume, sicuramente si sarebbe svegliato con il
sapore di merda in bocca. L'altro cercò di prendermi mentre ero girato di tre
quarti, un calcio alto, mirato alla mascella, non mi ci volle molto per
evitarlo. Provò allora con il pugno armato ed io, invece di arretrare, avanzai
verso di lui, bloccandogli con le braccia il suo. Mi bastò esercitare una
piccola pressione sull'arto che avevo intrappolato per romperlo e per
assicurarmi che non tentasse altri scherzi, poggiai il mio piede destro sul
relativo ginocchio, spingendo un poco. Urlò per la frattura che gli avevo procurato
e cadde all'indietro agitandosi come un forsennato.
"Sembra
proprio che valga la metà di quello che dicevo eh? La prossima volta che mi
vedi, sgorbio, evita di cacarmi le palle... intesi?"
Mi allontanai
mentre piangendo disperato, mi urlava che sarei morto, che ero segnato.
Sicuramente mi sarei attirato le antipatie di qualcuno e sospettavo anche di
chi, visto che sapevo chi era il tipo che si occupava di rifornire le scuole di
roba. Dovevano essere venuti per incontrare i ragazzi e dargli la merce, quindi
in questo momento dovevano essere da qualche parte ad aspettarli. Estrassi di
nuovo il ricevitore e mi misi in ascolto.
"...zzo
Tim! Non mi piace sta storia. Non dovrebbero essere già qui?"
"Bart, ti
ho già detto di farla finita. Probabilmente staranno tardando di qualche
minuto, l'importante e non farsi trovare qui trepidanti, non voglio che pensino
di aver a che fare con dei pivelli."
"Timothy
Drake... dico che ci stai cacciando tutti nella merda fino al collo! Avremmo
dovuto farci gli affari nostri invece di mischiarci con gli uomini di
Casterville."
"Lea, per
piacere non ricominciare..."
Ora sapevo
qualcosa di più sul suo conto. Si chiamava Timothy Drake, il che mi sarebbe stato d'aiuto nella
ricerca di ulteriori informazioni. I ragazzi dopo essersi stancati, si
separarono, tornando presumibilmente alle loro aule.
"Awnn
prof! Non rompa le palle, sono andato a cagare ok?"
Accidenti,
in questa scuola le cose non
andavano decisamente bene a giudicare da come gli alunni trattavano i
professori. Non capivo il perché , ma quel ragazzo mi faceva uno strano
effetto. Mi sembrava assurdo che così giovane, stesse già allo sbando. Sentivo,
per un inesplicabile motivo che le cose non andavano bene così.
Sorvolai la
città, passando da un palazzo all'altro, saltando, visto che erano troppo bassi
per servirmi della tela in modo agevole, all'inseguimento del segnalatore che
avevo appiccicato al rasatino a cui avevo torto il polso. Viaggiava su una
vecchia Ford del '78 che si sarebbe potuto pensare dotata di una cortina
fumogena occultante, visto come buttava la marmitta. Alla fine, come
immaginavo, mi condusse al Red Rocket. Mi complimentai tra me e me per il mio
intuito e, atterrato sopra il tetto, mi apprestai ad eseguire il mio rischioso
piano. Già il fatto di essere in costume era qualcosa che avrei dovuto evitare
ma, sapete come sono fatto, fuori dai guai non ci sto mai. Vi ho mai detto che
ho anche una vena poetica? Mi infilai in un condotto di ventilazione che
sboccava sul tetto, scivolando nello stretto anfratto senza troppi problemi, se
non fosse stato per il puzzo. Mi sistemai, dopo essere sceso un po’, in modo da
poter sbirciare da dietro la grata e avere una visuale completa di tutto quanto
il locale. I soliti tavolini lerci luridi, con sopra le solide lampade rosse da
quattro soldi, e tanto di quel fumo che anche con la mia vista acuta era un
problema distinguere i particolari. Ritrovai subito i miei due amici, che
portavano delle vistose medicazioni, seduti, sorpresa sorpresa, ma neanche troppa, con Casterville, che sembrava
alquanto contrariato.
"Ma che
cazzo vai raccontando? Vuoi dire che tu e l'altro beota lì, vi siete fatti
prendere a calci da uno solo e disarmato?"
Il ricevitore
era una vera bomba, avrei dovuto brevettarlo, ci avrei potuto fare una discreta
somma.
"Boss, mi
creda, non ho mai visto niente del genere. Era veloce, forte, da come si
muoveva avrei detto che era uno speciale dei doogies. Solo che dopo non ci ha
portato dentro..."
La voce del
rosso tremava un po’ mentre cercava di giustificarsi con il capo.
"Dici che
era un professionista eh Josh Boy? D’accordo, diciamo che vi credo, solo perché
penso che non siete così cretini da cercare di coglionarmi. Domani torneremo
alla scuola per incontrare quei quattro mocciosi pidocchiosi, oggi ho fatto la
figura del cretino con loro, perché voi due non vi siete presentati. Andremo
con dei rinforzi così se rincontriamo quest'uomo letale, stavolta non avremo
problemi. Voglio una sua descrizione dettagliata, così potrò farlo cercare in
città, questo tipo non ha capito a chi ha pestato i piedi."
E tu non hai
capito a chi vorresti pestarli, pensai, brutto pezzo di stronzo.
"Non ci
dovranno essere più intoppi, o altrimenti l'Intermediario vorrà la mia testa.
Ma prima, se dovesse succedere, io avrò le vostre palle, tutto chiaro?"
Intermediario.
Decisamente una buona serata, un'altra utile informazione. Da come quel tipo ne
parlava avrei giurato che si trattasse di un pezzo grosso della sua
organizzazione, sicuramente non si trattava di Contabo, i due sembravano in
confidenza e avrebbe parlato di lui chiamandolo per nome. Ne aveva paura e nel
caso di un pallone gonfiato come quello, era indicatore che con questo signore
non si scherzava. La cosa che mi metteva in difficoltà era che non si parlasse
mai chiaramente del Grande Grigio o di Batman... evidentemente cercavano di
evitare di farne riferimento il più possibile. Sempre ammesso che esistessero e
non fossero solo una leggenda urbana. Questa città di leggende ne era piena, in
modo impressionante, ma un'organizzazione criminale estesa sicuramente c'era
che operava per le sue strade, e ci teneva parecchio a rimanere nell'ombra.
Forse, siccome girava decisamente bene, avrei saputo qualcosa d'altro ma... a
me bene non gira quasi mai o mai troppo a lungo. Il senso di ragno vibrò
leggermente, quando mi accorsi che da un'altra grata sul soffitto, cadde un
oggetto di forma sferica, che toccando terra si ruppe, emanando una nuvola di
fumo nera, come l'inchiostro di una seppia. Non avevo bisogno di accertamenti
per capire chi fosse stato, visto che avevo riconosciuto quel gas. Comunque,
per scrupolo, presi dalla mia cintura in piccolo monocolo digitale che
avvicinai all'occhio destro, selezionando sul display visione agli infrarossi.
Quella sagoma flessuosa e tutte curve era inconfondibile, così come lo stile.
Gli uomini del pusher, seduti ad un paio di tavoli vicino al suo, si erano
subito alzati, però lei era stata molto più veloce e rapida. Era passata tra
loro, zigzagando, colpendo senza mai mancare il bersaglio. Agganciò uno in
mezzo ai pantaloni, e nonostante fosse sicuramente un avanzo di galera, provai
per un secondo il suo dolore, portandomi istintivamente la mano alla patta. Ne
aprì un'altro paio, mandandone al tappeto, con una bella combinazione di calci
e pugni, altri 6. Alla fine, con un balzo, fu sul tavolo dell'amico,
portandogli gli artigli alla gola, proprio mentre lui cercava di estrarre una
pistola dalla giacca color pesca. Rimase gelato mentre lei lo rimirava come un
gatto fa con il topo.
"Allora
Jimi, dimmi, a che gioco giochiamo?"
"No... non
capisco cosa vuoi dire?"
"Su via,
proprio così scema mi fai? A chi mi hai venduta e per quanto?"
"Non so di
che parli..."
"Del
segnalatore che c'era nei documenti che ho preso ieri sera. Per mia fortuna, non
sono una sprovveduta e l'ho buttato mentre uscivo dallo studio. Scommetto che
fa parte dell'accordo segreto che hai cercato di concludere con i doogies per
uscire pulito dalla città..."
"Ma che
cazzo dici! Io non ho concluso nessun accordo con loro!"
"Ohhh,
certo, certo, vallo a raccontare a qualcun'altro. Scommetto che il tuo signore
e padrone... il Batman, ti farà fare una finaccia quando lo scoprirà."
Ahah! Di nuovo
veniva tirato in ballo questo oscuro personaggio. Bene, c'era la concreta
possibilità che ne venissi a sapere altro.
"Io non ho
fatto niente! Perché te la prendi con me! Cosa centro io???!"
"Centri
che non si fa mai il passo più lungo della gamba! Dimmi, quello che mi seguiva
cos'era? La tua assicurazione nel caso i doogies non mi prendessero? Doveva
consegnarmi a loro o uccidermi prima che sospettassi qualcosa?"
"Non so di
chi tu stia..."
Gli mollò un
ceffone così forte che gli partirono un paio di denti. Deglutii, pensando che
andare a letto con quella era sconsigliabile se non si aveva una buona
assicurazione medica.
"Devo
dartene atto. Hai scelto un professionista, il tipo era in gamba ma io lo sono
di più. Dovresti saperlo. Allora? Cos'è? Un mercenario o... forse era qualche
nuovo affiliato dell'associazione? Magari non l'hai mandato tu davvero... forse
l'hanno inviato loro per seguirmi e scoprire per chi stessi facendo quel
lavoretto... ah allora forse devi temerlo davvero il nostro tenebroso
amico."
Un affiliato?
Il mio cervello cominciò a mettersi in moto, cosa assai pericolosa per me, mentre
riflettevo su quelle parole. All'improvviso le porte del locale si spalancarono
e da ogni dove fecero il loro ingresso i doogies nella loro solita tenuta da
combattimento. La tipa però non si lasciò prendere di sorpresa e reagì
immediatamente. Furono sparati dei lacrimogeni ma vidi chiaramente che pendente
dalla cintura, aveva una mascherina che indossò subito, facendo delle capriole
all'indietro. Stese un agente con un calcio al diaframma e il suo compagno
vicino, con un colpo di taglio alle gambe che lo fece finire a terra e battere
la testa. Corse verso al parete opposta, saltando contro il muro, vi corse
sopra servendosi della poderosa spinta delle sue fantastiche gambe fasciate in
nero, puntò la mano sul casco di uno e lo usò per darsi lo slancio e colpire
con un doppio calcio la faccia protetta dalla visiera di un'altro che finì
contro il bar, poi, lasciatasi cadere a terra, colpì l'energumeno, la cui
taglia era il triplo rispetto alla sua, con una velocissima sequenza di pugni a
catena contro l'addome, le articolazioni delle braccia e il petto. Crollò a
terra come un sacco di patate. Accidenti se ne aveva di classe ma erano troppi,
anche per lei, e quando avessero aperto il fuoco, sarebbe stata la sua fine.
Dovevo decidermi ed in fretta. Mi ero ripromesso di non comparire mai con
questo costume in città ma ora le cose si complicavano terribilmente. La tipa
conosceva qualcosa sull'organizzazione sul Batman, informazioni che forse ci avrei messo mesi a racimolare.
La mia inchiesta poteva fare un clamoroso balzo in avanti e poi... anche se mi
aveva ferito la scorsa notte, non mi piaceva l'idea che si scontrasse da sola
con tutti quei poliziotti. Colpì con un pugno la grata mandandola in testa ad
un'agente sotto di me. Mi lanciai verso un paio che la tenevano sotto tiro con
le pistole, mandandoli a ruzzolare contro un'altro che teneva d'occhio
un'entrata secondaria. Mi mossi rapido tra di loro, ora abbassandomi e
afferrandoli per le gambe facendoli cadere, ora colpendoli con il palmo della
mano aperto, spaccandogli le visiere. Catwoman non fece complimenti,
approfittando del mio aiuto cercò di fuggire, servendosi della sua corda con
rampino agganciò lo stesso condotto dal quale era scesa, si issò su e tentò di
dileguarsi. Ci misi poco a raggiungerla sul tetto, dove mi aspettava e dove per
poco non mi affettò la testa con un colpo di artigli.
"Bella
gratitudine! Dopo che ti ho salvata da quei bruti la sott..."
Scansai di
nuovo il colpo, anche se di poco, e lei si portò in posizione difensiva
studiandomi con un'aria di diffidenza mista a odio puro.
"Di pure
ai tuoi capi, chiunque essi siano, che io non chiedo mai aiuto a nessuno."
"Il Grande
Grigio non ne sarà certo felice."
Lei sembrò
impietrirsi per un attimo. Avevo fatto centro.
"Sanno che
Casterville ti ha tirata in mezzo alla faccenda dell'altra sera e sanno anche
del suo accordo con i Doogies."
"Così
lavori per loro eh?"
"No
carina. Lavoro direttamente per lui."
Mi fissò
incredula e sospettosa. Forse l'avevo sparata troppo grossa. Quando giochi a
bluffare non si sa mai come vada a finire, un po’ come quando bari a poker.
Pregai dentro di me che se la bevesse perché altrimenti mi ero sputtanato tutta
la partita di brutto.
"Saresti
uno della trinità di morte?"
"Per
servirla madmoiselle."
Le feci un
profondo inchino, tirando un mezzo sospiro di sollievo. Forse ce l'avevo fatta.
"Perché vai in giro vestito con un vecchio
costume di Spiderman?"
"E' una
storia lunga. Ho lavorato a New York per un periodo e lì sono stato uno dei
suoi peggiori nemici."
"Taglia
corto. Cosa vuole il tuo capo da me?"
"Solo
parlarti per farti un'offerta."
"Io non vi
ho mai messo i bastoni tra le ruote, però meno ho a che fare con voi e più sono
contenta."
"In questa
città siamo noi che decidiamo chi ha che fare o no con noi."
Il tono del
gangster duro mi era riuscito davvero bene, avevo fatto bene a seguire quel
corso di recitazione via posta. E dire che pensavo fosse solo un inutile svago
quando M.J. me lo aveva consigliato.
"Evita i
toni da grand'uomo con me. Sei tu quello che deve farmerla."
"No...
devi andare al solito posto... per saperne di più."
"E
vorresti dirmi che parlerò direttamente con lui?"
Stavolta il suo
scetticismo era decisamente maggiore, un'altra balla così e mi avrebbe
scoperto.
"Non dire
idiozie. Parlerai con l'Intermediario."
"Quando?"
"Domani
sera, ore 23.00 in punto. Ti consiglio di non mancare. Ora è meglio se andiamo,
i doogies stanno salendo... li sent..."
Prima che
potessi finire di parlarle si era già data. Un paio di lacrimogeni arrivarono
su, proprio mentre stavano sfondando la porta che dava accesso al terrazzo. Mi
involai rapido, evitando un paio di proiettili di gomma che mi fischiarono
vicino. Dura la vita dell'avventuriero mascherato, però non potevo fare a meno
di sentirmi soddisfatto per essere riuscito a fregarla. Dovevo solo sperare di
aver fatto bene i miei calcoli. Mentre continuavo a congratularmi con me
stesso, fui quasi colpito da un'ombra che mi si era avventata contro. Mi
lasciai andare, atterrando sul tetto di un'automobile dal design decisamente
retrò, mentre un tipo in una suit aderente, dai colori e con lo stemma della
e.p.D.O.G., atterrò su quello di un'altra di fronte. Aveva il volto coperto da
un elmetto che aveva due piccole feritoie per gli occhi coperte da delle lenti
a infrarosso, almeno così pensavo, a giudicare dai riflessi che emanavano.
Dietro di me potevo sentire le sirene delle macchine dei suoi colleghi che si
avvicinavano.
"Ok amico,
mi hai quasi preso, sei veramente agile, non sono molti quelli capace di fare
un giochetto del genere appesi ad un cavo. Posso sapere con chi sto per aver
l'onore di prendermi a pugni?"
"Agente
speciale Claws pezzente, e ti consiglio di non fare troppo lo spiritoso. Se
vuoi risparmiarti qualche calcio nel sedere ti consiglio di seguirmi senza
troppe storie, abbiamo qualche domanda da farti."
"Ma dico
io, non potevate seguire la gattina invece del sottoscritto? Non li leggi i
giornali? Mai visto questo costume? Mai sentito parlare di Spiderman? Ebbene
sì! Sono qui a Gotham per seguire una pista riguardante dei loschi traffici di
droga! Si tratta di una missione delicata che sto svolgendo per conto della
polizia di N.Y.C., quindi è un po’ come se stessi ostacolando il lavoro dei
tuoi colleghi della grande vecchia mela ora! Che ne dici di lasciarmi andare?
Ci si può vedere con calma domani in un'altro posto per fare due chiacchiere
e..."
"Devo
farti i miei complimenti. - Rispose il tizio mentre batteva le mani- Come
comico avresti avuto un futuro. Sapevi che proprio stamattina Spiderman è stato
visto a Metropolis? Magari i giornali non li leggo ma come vedi i notiziari tv
li guardo. E comunque, anche se fossi stato lui, dovresti sapere che qui non
tolleriamo le interferenze di voi mostri in calzamaglia."
"Questa,
tanto per iniziare, non è calzamaglia, ma un costoso tessuto italiano, tra
l'altro il modello è firmato Armani. E poi cosa ne direbbe Force One se ti
sentisse? Offendere così la categoria dei super eroi."
"Per me
sei solo un patetico vigilante che sta per ricevere una bella lezione."
Rimasi sorpreso
dalla velocità con cui saltò sul cofano davanti a me per darsi una spinta verso
l'alto. Ruotò su se stesso, caricando un potente calcio che evitai con
facilità. Comunque faceva sul serio, avrebbe potuto farmi molto male oppure
spezzare l'osso del collo ad un cristiano normale. Eseguii un salto
all'indietro, atterrando sulle mani e proiettandomi verso l'alto, proprio
mentre arrivavano i suoi amichetti. Cercarono di sforacchiarmi con una scarica
di proiettili ma io mi ero già agganciato con un filo ad una grondaia e stavo
già allontanandomi velocemente. Mi accorsi che non ero solo lì in alto.
L'agente speciale Claws mi inseguiva. Accidenti, ne aveva di agilità il
ragazzo, doveva essere giovane a giudicare dalla voce.
"Ma dove
sei cresciuto? Al circo?"
Gli urlai,
quello per tutta risposta, con la mano libera dal cavo, estrasse una pistola
con cui aprì il fuoco. Si trattava di una sofisticata arma ad energia. Ne avevo
già viste altre, so che le producevano sia la Stark ent. che la S.T.A.R.S.
Evitare un proiettile è un conto, un raggio laser è un'altro paio di maniche.
Per mia fortuna sentivo i pericoli prima che si verificassero e quindi mi ero
potuto spostare con un certo anticipo, ma la mia tela fu tranciata di netto
lasciandomi cadere a terra. L'amico cercò di piombarmi addosso ma non ci
riuscì, eseguii un paio di capriole all'indietro, mentre lui cercò di colpirmi,
stavolta con delle specie di punte da lancio. Riuscii a deviarle con dei colpi
rapidi e precisi ma era evidente che si trattava solo di un diversivo. Mi si
fece subito addosso, cercando di colpirmi prima con la parte terminale del
polso, tenendo la mano piegata ad angolo retto, e poi con il taglio dell'altro,
ruotando su se stesso per dare maggior potenza al colpo. Il primo lo evitai spostando
leggermente la testa, il secondo abbassandomi e cercando di mandarlo a gambe
all'aria con una spazzata che però evitò saltando e sferrando
contemporaneamente un calcio. Anche lui mi mancò e così cercai di mettere fine
a quella storia contrattaccando di nuovo. Non era un avversario semplice,
doveva essere stato ben addestrato a diversi tipi di arti marziali senza
contare che possedeva delle notevoli doti atletiche. Evitò ben tre dei miei
pugni, e riuscì, mentre ero scoperto, a mollarmi un bel calcio nel ventre. Lo
sentii, segno che doveva essere stato sferrato molto forte, e capii che non
potevo continuare a trattenermi con quello, altrimenti ci avrei rimesso.
Scattai in avanti, abbassandomi proprio mentre cercava di centrarmi il volto
con un pugno, gli mollai un gancio sulla parte frontale dell'elmetto,
incrinando la lente sinistra. Quello si fece indietro, cercando di estrarre di
nuovo la pistola. Stavolta colpii con una tela d'impatto che gli incollò la
mano alla fondina. Sparai un pungiglione carico di anestetico al collo,
riuscendo a perforare il tessuto protettivo. Barcollò un poco e poi cadde in
terra svenuto. Accidenti, mi aveva proprio fatto sudare. Se i doogies avessero
avuto altri agenti così... proprio in quel momento arrivò a tutta velocità una
loro jeep, sul cui tettino era montata una mitraglietta orientabile, dalla
quale partì una raffica che evitai saltando di lato. I proiettili si
insinuarono nell'asfalto e pensai disgustato che non gliene fregava niente se
in quel posto ci fossero stati dei civili o meno. Saltai, pieno di sdegno,
contro il veicolo, sollevandolo da terra mentre i suoi occupanti si lanciarono
sfuggire in grido di terrore, l'avrei voluto lanciare contro l'altro che stava
arrivando ma mi trattenni, accontentandomi di rovesciarlo e di fuggire via. Li
avevo ormai distanziati quando, avvertii un brivido lungo la schiena. Aderii
alla facciata di un edificio abbandonato, con i cornicioni ornati da statue
dalle teste in gran parte decapitate o deturpate dal fuoco dei proiettili. Riconobbi
l'edificio sul quale ero passato e che mi aveva dato quella strana sensazione.
Era il cinema della notte scorsa... non era molto lontano da quel vicolo.
Sentii dei rumori provenire dall'interno e decisi di andare a vedere che cosa
stesse succedendo, visto che teoricamente avrebbe dovuto essere ormai in disuso
da anni, a giudicare dall'aspetto decadente e sporco che aveva il suo esterno.
Entrai all'ingresso principale, deglutendo leggermente per via dell'atmosfera
tetra al suo interno. C'era polvere dappertutto, diversi detriti ostruivano il
passaggio, un paio di travi erano cadute dal soffitto e l'intonaco delle pareti
era completamente andato. Il botteghino aveva i vetri completamente a pezzi,
caduti al suo interno, qua e la qualche scritta oscena su quello che rimaneva
delle pareti, un po’ di escrementi secchi e un forte lezzo di piscio. Mi
avvicinai dove un tempo si acquistavano i biglietti.
"Due per
me e la mia signora."
Dissi in tono
volutamente compito, ridacchiando al pensiero di vedermi vestito da gentiluomo
gotamiano (chiedi in lista, ma credo si dica gothamita) a vedere uno spettacolo
con un'ipotetica signora Fitzpatrick. Mi voltai di scatto quando sentii di
nuovo il rumore, stavolta molto più forte, provenire da dentro la sala di
proiezione, capii subito cos'era anche se giudicavo impossibile la cosa. Non
senza qualche esitazione mi recai davanti alle porte aprendole piano piano.
Sgranai gli occhi. Sullo schermo stavano proiettando un film. Avanzai molto
lentamente, dando un'occhiata in giro, la sala, ugualmente in malarnese come
l'atrio, era apparentemente vuota. Guardai le immagini della pellicola e
riconobbi il personaggio di Zorro che avevo visto altre volte, alla tv, in
videocassetta e in qualche fumetto acquistato. Rimasi per un po’ ammirato
mentre il giustiziere mascherato duellava mirabilmente contro i soldati della
guarnigione. Sentii di la sensazione già provata la sera precedente farsi forte
e mi girai di lato. Tra i posti in prima fila c'era lui.
"Ciao."
Gli dissi,
cercando di non apparire minaccioso. Lui mi guardava con i suoi grandi occhi
tristi e poi tornò a fissare lo schermo. Mi avvicinai, muovendomi con
naturalezza e lentamente, per non metterlo in allarme. Mi sedetti al suo
fianco, deciso a scoprire se davvero avessi avuto a che fare con un fantasma o
meno. Di sicuro in quel momento ero certo di non aver a che fare con
un'allucinazione.
"Sei un
fan di Zorro? Io invece, da piccolo, adoravo i Tre Moschettieri, sai, tutti per
uno e uno per tutti. Poi c'era Capitan America. Come si faceva a non essere un
fan del vecchio Cap? Voglio dire: Libertà, Giustizia, Democrazia e Veri Valori
Americani! Quando lo diceva lui sembrava impossibile che non fossero cose
giuste."
Ora mi guardava
di nuovo, però ancora non parlava.
"Senti, è
un po’ bizzarra come situazione questa. Io non so chi sei, ne ho idea di cosa
tu sia. Ieri, non ci crederai, per un po' ho pensato che tu fossi un
fantasma... buffo vero? Mica siamo ad un episodio di Ai confini della realtà...
vero?"
Niente.
"Se... sei
un mutante, non devi temere, ne ho conosciuti altri. Non c'è niente di
sbagliato in te credimi, devi solo lasciare che ti dia una mano. Ce li hai i
genitori?"
Si alzò in
piedi e prima che potessi dire qualcosa cominciò a correre. Lo seguii standogli
dietro senza difficoltà, passò attraverso le porte, non senza crearmi di nuovo
un certo senso di inquietudine ma ero deciso a scoprire dove stesse andando. Se
aveva bisogno di aiuto non mi sarei di certo tirato indietro. Però mi chiedevo
chi ne avesse davvero bisogno tra i due, se lui o io. Dopo un po’ di corsa mi
ritrovai dove, chissà come mai, sapevo mi avrebbe portato.
"Lo stesso
vicolo di ieri?"
Ora si era
fermato e mi guardava. Non una parola ma quello sguardo... improvvisamente
indicò un punto della strada.
"Cosa c'è
lì?"
Continuava a
tenere puntato il dito. Mi avviai verso il punto che evidentemente voleva io
esaminassi. Rimasi senza parole. C'era un lago di sangue in terra, sangue che
sembrava versato da poco, che si spandeva, come se stesse sgorgando da
un'invisibile fonte, arrivò a lambire gli stivali del costume e quando mi
voltai verso di lui per chiedergli spiegazione lo vidi urlare! Ma il suo grido
era senza suono! Provai un'improvvisa fitta di dolore dietro la nuca, come se
il senso di Ragno stesse martellando da dietro il cranio, per uscire fuori,
verso il mondo esterno. Lo guardai di nuovo ed era completamente insanguinato.
Portai le mani dietro la nuca, cadendo in ginocchio.
"Ti prego!
Basta! Così mi fai scoppiare..."
Come era
iniziato cessò improvvisamente. Era di nuovo sparito ed io mi ritrovai a
guardare il vuoto. Ovviamente la pozza non c'era più ed io mi chiesi se non
fossi proprio ammattito.
... ora non più!
Ero rimasto in
piedi tutta la notte, scolandomi tutto il bevibile che c'era nell'appartamento
della pensioncina. Ma mi sentivo tutt'altro che stanco, ero elettrico,
eccitato, pieno di vigore e... un po’ spaventato per quello che mi stava
accadendo. Cacchio, vorrei vedere voi, avevo visto un fantasma per ben due
volte. Ora non avevo più problemi ad ammetterlo, ero sicuro di quello che
pensavo qualunque cosa potesse dirmi Peter. Non si trattava ne di un mutante ne
di un'allucinazione. Però una visione l'avevo avuta, credevo che a procurarmela
sia stato lui. Mi vestii di corsa per andare in redazione, avevo un bel po’ di
cose da fare. Attraversai il blocco dei doogies che si era fatto ancora più
scrupoloso nel controllare quanti, pochi ad onor del vero, venissero da fuori.
Per me invece era diverso, ormai avevo un certificato di impiego e uno
momentaneo di residenza con il piccolo motel come provvisoria residenza. La
sede del Gotham Gazette mi sembrò più squallida che nei giorni precedenti,
tuttavia non era una cosa importante in quel momento. Chiesi a Cassandra, la
segretaria, di Farrel e lei mi indicò un ufficio dove non ero stato in
precedenza, lo trovai che stava consultando un computer.
"'giorno
capo, posso rubarle un minuto?"
Alzo gli occhi
dal monitor e mi squadrò con una certa curiosità.
"La vedo
di buon umore signor Kaine. Presumo che la sua inchiesta stia andando
bene."
"Lo può
dire forte capo."
"Beh, sì,
non è ancora sparito del resto."
Rimasi
ammutolito, fissandolo con sospetto e un po’ di risentimento.
"Ovviamente
scherzavo, tanto per sdrammatizzare un po’ questi giorni bui e nefasti, che
iddio ce li porti via quanto prima."
"Amen. Ora
per tornare al motivo della mia visita signore, avrei bisogno di un aiuto."
"Spero che
non si tratti di soldi. Le ho già dato un cospiquo anticipo sul suo stipendio,
senza sapere se mi potrò permettere di pagargliene un altro per il prossimo
mese, visto come vanno le vendite."
"Niente
paura capo. Volevo che mi mostrasse l'archivio e rispondesse magari a qualche
mia domanda."
"Di solito
non mi occupo io di queste cose... dovrebbe averglielo detto che c'è una
persona che è incaricata di... oh al diavolo! Tanto qui non avevo nulla di
importante da fare. Mi segua pure."
Tutto sommato
mi piaceva quel bastardo di un direttore. Era uno che amava davvero il suo
mestiere, almeno questa era l'idea che mi ero fatto di lui, e doveva averne
ingoiati di bocconi amari a causa dei doogies. Andammo giù, al seminterrato, a
piedi, visto che l'ascensore non era stato riparato dal terremoto. Rimasi
sorpreso nel notare che a differenza degli altri piani, i segni del disastro
fossero ancora ben evidenti, il pavimento era stato ripulito alla bene e meglio
e i condotti dell'aria erano stranamente ostruiti. Si respirava un'aria viziata
la sotto e ci si sentiva a disagio tra tutta quella polvere e ragnatele. Vidi
un piccolo aracnide che si dondolava su un filo di ragnatela, mogio mogio,
forse perché ormai lì neanche ci venivano più le mosche. Ebbi la netta
sensazione che con i suoi piccoli occhietti mi stesse seguendo incuriosito.
"Ciao
collega - gli mormorai col pensiero. - Non preoccuparti, non sono qui per
fregarti le scarse entrate di cibo, mi occupo di altro. Dopo vedo di portarti
qualcosa da sgranocchiare. Mi raccomando, loro non sanno che sono di famiglia,
acqua in bocca."
Gli strizzai
l'occhio e gli feci un sorriso, proprio mentre Farrel si era girato.
"Ehmm
simpatizzo molto per gli aracnidi..."
"Immagino,
uno dei più importanti metaumani della sua città è Spiderman del resto..."
Accidenti,
intuii che il riferimento non era casuale.
"Lo sapeva
che è stato visto un suo emulo per i tetti della nostra città?"
"Davvero?"
Speravo di
essere stato convincente nel simulare stupore.
"Lei non
me la racconta giusta..."
"E come
mai?"
Chiesi non
senza tradire un po' di ansia. Certo, io venivo da New York, Spider era di lì,
un po' poco per tirare delle conclusioni ma una curiosa coincidenza, visto che
era comparso con il sottoscritto, per uno come Farrel, abituato per mestiere a
farsi molte domande.
"Indagando
in questi giorni deve aver saputo qualche cosa. Scommetto che ha già raccolto
qualche notizia..."
"Aehm,
solo voci, mi da lei ora la conferma che si sia fatto vedere qui."
Non volevo
ricalcare le orme di Peter, cominciando ad occuparmi in modo fisso del mio
alter ego, non capivo proprio, come nel corso degli anni, nessuno si fosse mai
fatto delle domande associando i loro nomi.
"Sa, qui a
Gotham non siamo abituati ad avere dei super eroi in costume. C'era un certo
Angel, qualche tempo fa, prima dell'epidemia... crediamo che sia morto durante
i disordini o forse ucciso dalla mala. C'è poi quella Catwoman... anche se non
è un'eroina."
Ottimo, aveva
anticipato la domanda che volevo porgli, evitandomi di dover cercare di sviare
dal discorso Spiderman.
"Ah, lei
mi legge nella mente signore. So che è stata coinvolta in una sparatoria al Red
Rocket con i doogies ieri sera. - Azzardai. - Ho raccolto delle notizie
contraddittorie sul suo conto. Lei saprebbe dirmi qualcosa di più
preciso?"
Ci fermammo nel
mezzo di un lungo corridoio, largo solo una 35ina di cm, con molte porte ai
lati.
"Sulla sua
vera identità non si sa praticamente niente. Ha sempre agito nell'ombra, direi
anche letteralmente, visto che si muove solo di notte. Ladra, spia industriale,
assassina anche, credo sia ricercata per almeno una 15ina di reati diversi.
Prima la polizia ora la D.O.G. hanno cercato invano di metterle le mani
addosso, però è sempre riuscita a farsene beffe e a sparire nell'ombra."
"Io... ho
sentito che lavora per il Grande Grigio."
"Per
quanto ne sappiamo fa solo dei lavori occasionali per loro, ammesso che
esistano..."
Esistono e
come, pensai tra me e me senza però esternare la mia opinione.
"... credo
però che sia un cane sciolto... pardon, un gatto sciolto in questo caso. Di più
non so dirti."
Mi fece cenno
di seguirlo e riprendemmo il cammino, fino ad arrivare ad una porta alla fine
del corridoio. La stanza oltre era enorme e piena di scaffali carichi di
scartoffie.
"Ecco, questo
è tutto quello che si è salvato dai vecchi archivi."
"Tutto
quello che si è salvato?"
"Prima
tenevamo il materiale in un'altra stanza, ancora più grande, ma una parte di quella è crollata, mandando
perso molto materiale cartaceo originale, nonché una notevole quantità di
microfilms. I dati su gli hard disk non hanno fatto una fine migliore e le
unità di back up... beh, che glielo dico a fare. Purtroppo i flagelli che si
sono abbattuti su di noi non hanno risparmiato neanche la memoria storica di Gotham."
"Fino a
dove posso trovare informazioni?"
"Questo
materiale non è omogeneo. Ci sono documenti risalenti al pre terremoto, alcuni
appartenenti al periodo del contagio, altri invece risalenti a pochi mesi fa...
purtroppo la mia utilità finisce qui caro Kaine."
"Aspetti,
le volevo porre qualche altra domanda."
"Si, mi
dica pure."
"Il nome
Drake... le suona familiare?"
"Certo, lo
conosco bene, era una nota famiglia qui da noi. Purtroppo i signori furono
uccisi durante un feroce scontro tra bande. A differenza di gran parte
dell'aristocrazia gotamese avevano deciso di restare e di non fuggire, cercando
una vita più sicura in altre città, questo perché credevano fermamente che prima o poi le cose sarebbero cambiate,
che ci si sarebbe ripresi da questa lunga escalation di violenza e disastri che
sembra aver colpito da anni la nostra metropoli. Invece hanno incontrato una
fine terribile, poveretti! E dire che hanno cercato di fare tanto con il loro
sostegno."
"Devono
essere state persone davvero eccezionali per decidere di non scappare via... ma
mi dica... avevano per caso dei figli?"
"Si. Un
maschio, Timothy."
"Anche lui
è..."
"No, so
che lui sopravvisse e che venne affidato ai servizi
sociali."
"Attualmente
sa che fine abbia fatto."
"No. Con
tutto quello che è successo, ci si è dimenticati dell'orfano Drake. Ricordo
solo che tutti i soldi della sua famiglia sono andati persi, quando il
terremoto ha distrutto i loro beni immobili e quando i creditori si sono presi
tutto quello che c'era nelle banche, fino all'ultimo centesimo."
"Invece
che mi può dire su un posto chiamato Crime Alley..."
"E' stato
lì? Nome curioso non trova? Naturalmente non si è sempre chiamato con questo
nome, all'inizio era solo un soprannome, dovuto all'alto tasso di crimini
commessi. Poi però, qualcuno dopo la crisi del contagio, ci ha messo su quella
targa e il municipio non ha fatto nulla in proposito, tanto lo chiamavano tutti
così. Io credo che sia una specie di segno di resa non fare nulla in proposito.
Però non sono certo io quello che decide."
"Grazie
capo."
"Di niente
Kaine."
"Ma se,
per caso, non trovassi niente di quello che mi serve?"
"Non
saprei che dirle. Gli unici due archivi della città più forniti di questo sono
quello della Polizia e dei Doogies..."
Mi salutò con
un cenno del capo e fece per andarsene.
"Ah, mi
scusi ancora, conosce qualche esperto... di occultismo qui a Gotham..."
"Occultismo?"
Era decisamente
interdetto.
"Si... uno
che sto seguendo... si rivolge spesso a maghi e stregoni e cose simili... sa
speravo che parlando con qualcuno di quelli che frequenta..."
"Le
consiglio allora Lady Histerya. E' una delle più chiacchierate veggenti delle
nostre parti. Pare che abbia previsto per tempo tutto quello che ci sarebbe
capitato in questi anni. Su in segreteria, le faccio lasciare un biglietto con
l'indirizzo."
"Grazie
ancora signore."
Se ne andò,
lasciandomi solo con i miei dubbi e i miei pensieri. Lady Hysteria eh?
Stavo
camminando con il tipico passo di chi sta facendo un tranquillo giretto
pomeridiano. Non volevo attirare l'attenzione su di me, bensì apparire uno che
si fa i fattacci suoi. Le vetrine che incontravo erano spoglie e deprimenti,
quasi quanto i proprietari che da dietro ti guardavano con sospetto. Procurarmi
dei componenti chimici per il fluido era stata una vera impresa. Alla fine mi
era toccato rinunciare, per non dover ricorrere al mercato nero, e farmeli
spedire via posta con un pacco espresso. Per fortuna alloggiavo fuori dal
perimetro di sicurezza, quindi niente controlli, altrimenti dubito che avrei
potuto riceverlo, anzi, probabilmente avrei attirato l'attenzione su di me
visto che il pacco era diretto al sig. Fitzpatric, il quale avrebbe dovuto giustificare
alle autorità locali, come mai si era fatto inviare quel tipo di articoli. Non
mi sarebbe venuto in mente nulla di credibile da dire e mi sarei cacciato in
guai molto seri. Mi chiesi quanto tempo un buon chimico ci avrebbe messo a
capire che molti di quegli elementi erano presenti nei residui delle tele del
ragno che era comparso per ben due notti di seguito. Mi conveniva rimanere a
vivere in quel motel o comunque leggermente fuori città se volevo mandare
avanti la mia seconda vita senza troppi rischi... e come si mettevano le cose
avrei dovuto indossare il costume ancora per un pezzo. Sentii una specie di
rantolo da un vicolo davanti al quale stavo passando in quel momento. Senza
pensarci su due volte mi ci infilai e vidi quattro ragazzi, che a giudicare dai
vestiti e dagli stemmi che portavano sulla spalla erano membri di una gang,
intenti a dare il tormento ad un vecchio barbone. Il poveretto era in terra che
si riparava come poteva il viso. Era tutto pesto e livido, un rivoletto di
sangue scendeva da un brutto taglio sulla testa. Quelli intanto se la ridevano,
insultandolo e minacciandolo che se non avesse tirato al più presto fuori
qualche quattrino gli avrebbero dato fuoco.
"Parole
grosse, pronunciate contro un poveretto che non può difendersi."
Sentivo una
grande rabbia crescere in me mentre pensavo a quanto spesso quei pezzenti
dovessero fare quel sadico gioco con chi gli capitava a tiro.
"Hey
figlio di cagna morta, non sai che questo è territorio dei Rage? Qui o si paga
per rimanere o ci si muore. Anzi, siccome vedo che hai addosso bei vestiti e
sei sulla nostra proprietà, dovrai dare il doppio per conservare tutti i
dentini intatti nella tua bocca."
"Ah certo,
capisco, allora fa una cosa... vieni qui così ti posso dare quel che
desideri."
Estrasse una
pistola dalla giacca, il mio senso di Ragno pizzicava leggermente,
comunicandomi che non avrebbe fatto fuoco al momento ma che comunque la
situazione non era tranquilla.
"Io dico
che è meglio se lo tiri fuori e me lo tiri, bastardo rotto in culo."
Ghignavano
tutti con aria cattiva, non ci volle molto per capire che una volta dato quello
che volevano mi avrebbero fatto fuori.
"Estrai
moooolto lentamente amico."
Il portafogli
era abbastanza pesante, anche se non per i soldi che c'erano dentro, lanciandolo
con la giusta forza e mirando bene, gli avrei colpito il polso, facendogli
cadere di mano l'arma. Allora sarei potuto scattare in avanti e... il tipo fu
colpito da un oggetto che sembrava un disco di metallo, sentì il trock
dell'osso rotto, e vidi la pistola cadere. Poi qualcuno calò dall'alto, un
ragazzo, sulla ventina, 1.78, fisico atletico e snello, facilmente intuibile
sotto la magliettina e jeans che indossava, capelli neri, corti a spazzola,
occhi blu. Aveva ammortizzato la caduta, circa 6 metri dalle scale antincendio,
con una serie di capriole, finendo proprio in mezzo ai quattro. Il primo a
prenderle era alle sue spalle, un orco di 1.90, grasso oltre ogni dire, che si
beccò una gomitata nello stomaco. Il gomito del tipo affondò in modo grottesco
e poi, tirando rapidamente fuori il braccio, gli colpì il muso con il dorso
della mano chiusa, spaccandogli completamente il naso. Cadde a terra, perdendo
sangue e vomitandosi addosso. Quello che gli era vicino tentò di prenderlo di
sorpresa buttandoglisi contro, direi che non era il tipo che si facesse
impressionare da questo genere di tattiche, mantenne la sua freddezza, lo prese
bloccandogli il pugno che aveva cercato di assestargli, ed eseguì una splendida
proiezione, facendogli descrivere un arco perfetto a mezz'aria. Batté la
schiena sul duro asfalto, rompendosela molto probabilmente a giudicare dal
suono che sentii. Stavolta non lasciò agli altri due il tempo di reagire.
Spiccò un balzo e allargando le gambe li colpì con un doppio calcio in pieno
volto, facendoli girare su se stessi e mandandoli contro il muro. Senza dargli
tregua si avventò su uno che portava dei corti rasta e giratolo, lo colpi con
il taglio alla laringe, quello schiumò bava mista a sangue dalla bocca,
rovesciò gli occhi e svenne, finendo di nuovo addosso al muro e scivolando in
basso. Il rimanente, era il tipo che mi aveva minacciato con la pistola, ora con il polso che penzolava
penosamente. Gli dette un calcio alla gamba facendolo piegare e gli prese la
testa, tirandola indietro, mentre quello piangeva e supplicava. Lo colpì con
una gomitata in bocca, spezzandogli tutti i denti che finirono dentro e lui,
per reazione si buttò in avanti rivomitandoli in terra. Mezzo secondo dopo era
fuori gioco. Andò dal vecchio, e si sincerò che stesse bene.
"Ce la fai
a tirarti su nonno?"
Quello rispose
di si e con il suo aiuto si tirò in piedi.
"Vai al
più vicino ambulatorio dell'Opera Wayne, ti daranno una mano per quelle
ferite..."
Prese dalla
tasca dietro dei suoi pantaloni un portafoglio, dal quale estrasse un
bigliettone da 100.
"Tieni...
evita di berteli tutti, pensa anche a metterti qualcosa nello stomaco,
intesi?"
Il barbone
ringraziò e si allontanò zoppicando leggermente, passandomi di fianco con lo
sguardo basso.
"Allora,
qualcuno voleva fare l'eroe eh?"
"Qualcuno
invece lo ha fatto, e direi che non se l'è cavata niente male."
Replicai
tranquillo alla sua battuta sarcastica.
"Avevano
una pistola. Forse non ti sei reso conto di cosa poteva capitarti.... chi
credevi di essere? Thor? Shazam (capitan Marvel, Shazam è il vecchio stregone
che gli ha dato i poteri)?"
"Avrei
preferito Captain America. E' il mio preferito."
"Spiritoso,
perché non mi mostri i
documenti?"
"E di
grazia, a chi dovrei mostrarli."
Quando estrasse
il tesserino mi maledissi per aver risposto alle sue battute. Era un doogie.
"Tenente
Grayson, e.p.D.O.G."
Tirai fuori la
mia carta di identità, sperando che non scoprisse che era fasulla, e il
tesserino di lavoro del G.G.
"Abel
Fitzpatrick, giornalista, trasferito qui da poco."
"Abel
Fitzpatrick?"
"Si, lo
dicono molti che è un nome strano, per via di come suona."
Ancora una
volta mi chiesi cosa cazzo mi fosse passato per il cervello quando lo scelsi.
Ben aveva sicuramente avuto più gusto di me quando aveva deciso il suo... ma
era sempre stato così, sicuramente tra i due cloni lui era stato quello meglio
riuscito. Lui sorrise e rabbonito disse.
"Ok amico,
so che avevi tutte le migliori intenzioni di questo mondo, però te la sei rischiata
davvero grossa. Ci sono già troppi morti in giro. Comunque complimenti, non
molti si sarebbero prestati in soccorso di quel poveraccio, solo, da oggi in
poi, evita di farlo ma chiama la polizia ok?"
"Senza
dubbio agente."
"Ora vai
pure, fai che non debba più avere motivo di riprenderti."
"Parola
d'onore."
"Comunque
a me sarebbe piaciuto essere Green Lantern."
"Io dico
che Cap lo batte con una mano legata dietro la schiena."
Ci scambiammo
un sorriso e io mi allontanai. Mi dissi che se tutti i doogies fossero stati
come quel tizio la City sarebbe davvero stata al sicuro.
Lo studio di
Lady Histerya sembrava uscito fuori da un film horror in b/n degli anni '50.
C'erano finti animali impagliati, mobili di sintyx ricoperti da vera polvere,
pesanti e logori tomi dagli inquietanti titoli appoggiati qua e là, alambicchi
e ampolle varie in cui gorgogliavano colorati intrugli dall'odore tutt'altro
che gradevole, sfere di finto cristallo, cofanetti in falso stile antico con
chiavi arrugginite infilate nelle serrature. Lei stava seduta dietro un ampio
tavolo rotondo, su cui era posata una mano mummificata, la cosa più realistica
di tutte, che reggeva un globo vagamente luminescente. Era truccata e
agghindata come una diva degli anni '20 e se mi faceva girare intorno alle
tempie in modo nevrotico gli indici, mentre, con gli occhi chiusi si prodigava
in un'espressione di dolorosa concentrazione degna della pernacchia d'oro. Avrà
avuto all'incirca una quarantina d'anni, ben portati a dire il vero, ma c'era
qualcosa di bizzarro nel suo visto, tutt'altro che brutto, di indefinibile,
forse una lieve asimmetria che comunque la rendeva molto più interessante di
molte altre persone che ti capitava di vedere nell'arco della giornata.
"Ahhh..
shhh... non proferir parola... sento che sei qui per aver delle risposte alla
tue domande... tu sei... Abel Fitzpatrick del Gotham Gazette!"
"Complimenti
vivissimi madame... scommetto che anche se non le avessi telefonato prima per
avvertirle che stavo arrivando per l'intervista concordata oggi avrebbe saputo
dirmi chi ero e perché ero
qui."
"Giovanotto...
facciamo gli spiritosi?"
Mi fissò in
malo modo e mi pentii di averle detto così.
"Mi scuso
molto signora! Non era mia intenzione offenderla ma..."
"Bla, bla,
bla, si si si si, ho capito, ora se possiamo saltare i convenevoli si metta
seduto e facciamo questa benedetta intervista."
Mi accomodai su
una sedia che sembrava persino più logora di quelle che c'erano nel motel e
cominciai a porle una sequela di banalissime domande, giusto per renderle
credibile la scusa del pezzo di colore che avevo deciso di scrivere per il
Gazette, lei del resto, visto l'evidente penuria di clienti, tranne i soliti
quattro poveri disgraziati che facevano affidamento a qualsiasi cosa pur di
avere una speranza per il domani, aveva ben volentieri accettato l'idea di
potersi fare un po’ di pubblicità gratuita. Dopo quasi un quarto d'ora di
chiacchiere per me senza senso, su l'influenza dei raggi Gamma sul quinto piano
Astrale, e delle conseguenze che il misterioso materiale verde ritrovato nel
Kansas aveva avuto sugli Imperi Aerei Inferiori, nonché della cruciale
intersecazione di Raggi cosmici, campo di variazione di probabilità, Urano nel
Capricorno che tocca l'Ofiuco e aumento di consumo di sandwich al tonno e formaggio,
mi decisi a buttare l'argomento dove volevo. Parlandoci avevo cominciato a
disperare che in realtà potesse essermi di aiuto alcuno, però non riuscivo ad
aspettare che Peter mi chiamasse con il parere del Dott. Main bello che pronto
da leggere. Era l'unica esperta di paranormale che avrei potuto trovare lì, se
si escludeva un vecchio barbone che raccontava di essere Mago Merlino e che per
mezzo dollaro era pronto a staccare con un morso la testa ad un topo.
"Signora...
pardon, Lady Histerya, tutto quello che dice è estremamente interessante. Ma
c'è un argomento che sicuramente affascina da sempre i lettori della nostra
rivista: i fantasmi!"
Detti forse
eccessiva enfasi alle mie parole perché
il suo sguardo si fece strano. Sembrava la sua logorrea si fosse
bloccata all'improvviso, così come sparì il suo ghigno da esagitata, sostituito
da uno moderato e quasi beffardo, mentre il viso si era rilassato e gli occhi
ora luccicavano di curiosità divertita.
"Questa è
una vecchia città Mr. Fitzpatrick e di accadimenti bizzarri ne succedono... a
proposito di bizzarro, le hanno mai detto che il suo nome è piuttosto...
curioso?"
"Si...
ogni giorno della mia vita..."
"Da Abel Fitzpatrick..."
"Come?"
"Dico
della sua vita da Abel Fitzpatrick.... non certo prima..."
"Scusi,
non penso di capire..."
"Niente,
niente. Solo che ognuno di noi prima di venire in questo mondo è stato qualcosa
di diverso, almeno per un po’... lei incluso ed è molto curioso, sa, lei non ha
proprio la faccia dell'Abel, ne riesco con chiarezza ha capire cosa possa
essere stato... comunque le dicevo che Gotham è molto vecchia, i suoi
fondatori, caro signore, la strapparono letteralmente alla paludi di un'allora
ostile nord - est, non senza grandi sacrifici, anche di vite umane, lo
sapeva?"
"Ho... ho
letto poco sulla storia di questa parti, lo confesso, per lo più cose risalenti
ai tempi delle superiori, studiando la storia degli Stati Uniti..."
"Di cui ha
sempre fatto parte in un modo tutto suo... parlo ovviamente di questo posto.
Quello che tirarono fuori da quella melma comunque, non era solo una futura
metropoli, bensì qualcosa di molto più antico e... decisamente coriaceo. Lei lo
sa vero di cosa parlo? Le basta guardarsi intorno per intravedere come stanno
veramente le cose. A tutt'oggi permea ancora come una cappa questo
posto..."
Confesso che ad
un certo punto deglutii a fatica. Voglio dire, cacchio, ne ho passate di cose
in vita mia da far accapponare la pelle a chiunque fosse sano di mente ma...
quello che diceva questa tipa, che fino ad un attimo prima sembrava la più
innocua delle ciarlatane, mi muoveva qualcosa dentro... non so spiegare bene.
"Scommetto
che non sa neanche la storia di Hiram e della sua penitenza?"
Scossi la testa
e così appresi del mulatto Hiram, che trovò conforto nella religione,
dell'iracondo Rance Benedict, che lo accusò ingiustamente dell'omicidio del
fratello e dell'inquietante Epsilpah Clevenger, il Mimo e il Dottore al tempo
stesso, di come alla fine abbia ceduto alla follia e costruito un manicomio,
nel quale trovarono posto i viziosi e gli assassina del nord - est e sui cui
resti, sarebbe stato costruito l'ormai abbandonato Arkham Asylum.
"Questo
posto è come una carta moschicida in cui... rimangono invischiate le impronte
psichiche, i ricordi, i dolori, gli odi e i rancori di tutti quelli che ci sono
passati. Tale carica continua a crescere perché funge da magnete verso altre persone che covano dentro
sentimenti contrastanti e spesso aberranti e si trasmette ai vivi, che esposti
giorno e notte ai suoi effetti, si ritrovano spesso ad ereditare il male
compiuto dagli altri. Certo... solo un cuore veramente malvagio può imbeversene
completamente... perché una persona
buona cercherà comunque, anche se inconsciamente, di resistergli, però alla
fine anche quest'ultimo verrà in qualche modo infettato... qualcosa si
insinuerà dentro di lui... approfittando di ogni spaccatura che troverà nel suo
animo, aumentando la frattura che esiste tra le diverse parti che lo
compongono... accentuandola fino a separarle... forse è per questo che qui
vantiamo un record in fatto di schizzofrenici e criminali dalla doppia, tripla
personalità... forse è per questo che la media di chi soffre di disturbi legati
a questo tipo di problematiche è più alta che altrove..."
La studia
attentamente ed in quel momento non ero più così sicuro dell'età che le avevo
inizialmente attribuito.
"Lei mi
parlava di fantasmi vero sig. Abel?"
"Si.
proprio così..."
"C'è
qualche caso in particolare che le interessa?"
"Qualche
caso in particolare?..."
"Qualcosa
che ha sentito... che le hanno raccontato magari..."
Quella domanda
fu fatta con tono insinuante.
"A dire il
vero, c'è un racconto, di una
persona che conosco e che mi ha molto colpito..."
Cercai di
spiegarle in breve, raccontando tutto rigorosamente in terza persona e
omettendole qualsiasi riferimento al mio alter ego, quanto occorsomi per ben
due volte. Lei si lasciò un po' andare indietro, appoggiandosi sullo schienale,
sembrava soppesare quanto le avevo appena finito di comunicare.
"Naturalmente-
cominciò a parlare. - La carta moschicida, intrappola anche... qualcosa più che
dei semplici ricordi... è difficile spiegare che cosa siano. Su quello che
accade dopo la morte si sa poco e spesso sono informazioni contraddittorie
l'una con l'altra. I pareri più autorevoli nel campo dicono che si passi ad
un'altro stato dell'esistenza, scivolando in altri piani della realtà.
Prendendo per buona questa teoria, diciamo che però il passaggio non sempre
riesce perfettamente, che possono esserci diversi fattori che possono
intervenire nel renderlo difficoltoso, sia esterni che interni. Supponiamo che
qualcuno deceda con una grande rabbia, un grande dolore, una grande paura nel
cuore... questi rimangono a permeare l'area dove è successo quello che le ha
scatenate e... qualcosa, una parte di quella che chiameremo anima, invece di
trasformarsi e passare allo stadio successivo, vi rimane invischiata, incapace
di superarli, costretta, in un certo senso, a riviverli in loop, teoricamente
per sempre. Secondo alcuni infatti la percezione del tempo che si ha una volta
trapassati è completamente diversa... il tempo è relativo, questo lo ricorda
dai tempi di scuola?"
"Si..
certo..."
Risposi io
vagamente intimorito.
"Per
questi enti, che non sono più persone dotate di una coscienza così come noi la
concepiamo, non scorre nello stesso modo in cui scorre per noi, forse è legato
ancora più strettamente alla percezione che essi ne hanno, forse persino
influenzato dai loro pensieri, o dall'equivalente di quello che sono i pensieri
quando si è morti. Lei ha detto che... lo spirito che ha visto il suo amico...
era quello di un bambino... immagino che per una creatura di circa 8 anni come
sembrava esserlo stato quella, una morte violenta possa essere stata un trauma
sufficente a impedirgli di trasformarsi... forse non si rende neanche conto di
quello che gli è successo ed è condannato a rivivere, giorno dopo giorno,
quello che gli è capitato, badi bene la mia è solo una congettura."
"Mi
chiedo... perché il mio amico...
intendo dire... perché è stato
scelto lui per... questo contatto..."
"Non si
viene scelti a caso, mio caro, c'è sempre una ragione. Spesso siamo noi stessi
a chiamare, senza renderci conto, come se emettessimo un suono o una luce, o un
odore che attira a noi questi... fantasmi... In realtà essi sono sempre intorno
a noi, in certi posti più che in altri, e dei contatti, casuali o voluti da una
delle due parti, possono verificarsi, anche se di solito per brevissimo tempo.
Ci sono delle persone, che per i motivi più svariati sono maggiormente
predisposte... spesso hanno una... visuale diversa della realtà... un sistema
percettivo più sviluppato, qualcosa di antico che si è risvegliato o...
qualcosa di nuovo, che non si era mai visto prima... se sapesse tutti i casi di
medium mutanti che mi è capitato di vedere..."
"Un medium
è qualcuno che comunica con i morti...?"
"Non è
così semplice la cosa, diciamo in linea di massima sì."
"Dunque questo
vorrebbe dire che... il mio amico è un medium?"
"Non è
detto. Potrebbe avere delle doti latenti di altro tipo, oh forse non sono così
latenti eh?"
Mi fece
l'occhiolino ed io, imbarazzatissimo e anche preoccupato, non riuscii a
risponderle in alcun modo.
"Ci sono
paranaturali di altro tipo, veggenti, telepati, persino telecinetici, che
occasionalmente riescono a stabilire un contatto. Per fare un esempio, anche se
un po’ forzato, potrei dirle che un medium e un veggente, sono come un
saltatore in lungo ed uno in alto, hanno specialità diverse, quindi hanno
sviluppato i propri muscoli in modo specifico per un determinato compito, e non
è detto che uno sia un campione anche nell'altra specialità. Sicuramente però
sono tutti e due atleti, e rispetto ad un uomo che ha passato la vita in
poltrona davanti al Dick Van Dicke Show con una bella birra gelata in mano, il
cestello con il pollo fritto davanti, e il telecomando nell'altra, otterranno
risultati migliori cimentandosi in altre discipline. Non so cosa provochi
queste prestazioni fuori programma, forse sono queste entità stesse che in
mancanza di meglio si rivolgono ad essi..."
"Magari in
mancanza di un medium vero..."
"O forse
comunque spinti da qualche affinità difficile da capire sul momento..."
"Lei è
stata molto chiara Lady... ho una domanda ancora da farle... ma cosa potrebbe
volere questo spirito bambino da... dal mio amico?"
"Come? Non
è evidente? Ci pensi bene. Cosa fa un bambino quando si trova di fronte ad una
situazione che non sa gestire, in cui la paura non gli permette nessuna
reazione, e in cui sente di essere completamente inadeguato..."
"Chiede
aiuto..."
La maga si alzò
ed io automaticamente la imitai.
"Signor
Abel, nonostante abbia la tendenza a fare troppo lo spiritoso, è una buona
persona e per accorgersi di questo non servono doti paranormali. Ora è bene che
lei torni al suo lavoro, qui ha perso sin troppo tempo per ascoltare le ciarle
di una vecchia matta come la sottoscritta. - Sorrise gentilmente. - Avrei tanto
voluto esserle di maggiore aiuto per... il suo articolo."
"Lei...
non sa invece quanto lo sia stata... madame."
Le presi la
mano eseguendo un baciamano a rigorosa norma del Bon Ton. Mi avviai verso la
porta, poi, sentendomi chiamare ancora una volta da lei mi girai.
"Signor
Fitzpatrick... mi raccomando... dica al suo amico che non è del bambino che
deve aver paura..."
"E di chi
allora...?"
"Oltre che
dei vivi... se... questa persona può essere contattata da un certo tipo di
spirito... questo significa che altri potrebbero tentare di parlargli... gli
dica... che da alcuni dovrà guardarsi ma... guai a scappare... sarebbe la sua
fine..."
"Il mio
amico... signora... è scappato per troppo tempo... non credo abbia più voglia
di farlo."
Ci scambiammo
un sorriso ed uscì di lì.
La Tenebra s'avanza.
I racconti di
Lady Histerya su Hiram, sul Mimo e sugli altri inquietanti personaggi del
passato di Gotham, mi giravano ancora dentro il cranio, mentre da quasi un'ora
ero appostato sul muro di quel vecchio palazzo. Erano le 22.45 e faceva un
certo freddo quella sera, il mio costume di elastan sarebbe dovuto essere
fornito di un sistema di riscaldamento e, oziosamente, cominciai a pensare ad
un sistema per integrarne uno che fosse leggero e compatto. Quei discorsi mi
avevano effettivamente fatto prendere coscienza del fatto che tra quelle guglie
e quei pinnacoli, si annidava qualcosa, qualcosa che sarebbe stato complesso
descrivere con le semplici parole. Del resto la stessa sinistra architettura di
quella città era la denuncia di un malessere interiore, un conflitto non
risolto, in cui si ricorreva a tutta la simbologia mistica e religiosa
conosciuta, quasi a volerne fare un gigantesco tempio della spiritualità,
un'enorme cattedrale gotica, forse il residuo del sogno del mulatto morto da tempo
di edificare un luogo di preghiera mai realizzato o completato solo a metà,
l'eredità di un morto per i vivi che, generazione dopo generazione,
inconsciamente, si erano prestati anima e corpo a questo compito. Mi sovveniva
alla mente il racconto di Edgar Allan Poe... la caduta di casa Usher. Che
veramente il male non fosse una semplice entità astratta? Ma bensì qualcosa di
fisico e ben definito, capace di interagire con noi su più livelli? Avevo visto
creature come Mephisto o Abnegazar, e solo ora mi interrogavo su quale fosse la
loro vera natura. Davvero erano chi professavano di essere? Demoni? Il nome di
Tim Drake mi balzò all'improvviso alla mente e mi chiesi come mai? Forse era
ancora quella sensazione di dover fare qualcosa per lui, perché era ingiusto che un ragazzino con tutta
la vita davanti stesse cadendo così presto nell'oscurità. Se fosse accaduto,
non ne sarebbe mai più uscito ed io lo sapevo bene. I ricordi di quando
brancolavo nel buio erano ancora ben presenti dentro di me e avevano segnato
indelebilmente il mio cuore. Aguzzai lo sguardo, stava uscendo finalmente!
Molto bene, i miei calcoli erano corretti. Il rifugio della gatta era proprio
nella chiesa sul cui tetto avevamo combattuto, lo sapevo! Con grande agilità si
gettò nel vuoto, per poi agganciare subito un pennone dove da tempo non
sventolava più nulla, eseguì un paio di giravolte per darsi lo slancio e si
involò verso l'alto. Mi lanciai al suo inseguimento, cercando di mantenere il
profilo più basso possibile, in modo che non mi vedesse. Riuscì a tenerla
dietro e vidi che stava uscendo dal perimetro cittadino, passo tra le maglie
dei sensori aerei del posto di blocco con disinvoltura, sicuramente ne aveva
studiato gli schemi a memoria, mentre io mi affidai al buon vecchio senso di Ragno
che discretamente mi suggeriva la strada migliore per evitare di prendermi una
bella raffica di mitra. Si inoltrò in un boschetto, saltando di ramo in ramo,
verso una radura ai piedi di alcune collinette. Ora si faceva più rischioso
perché avrebbe potuto vedermi lì,
però dovevo comunque giocarmi il tutto per tutto. Mi stava portando ad uno dei
luoghi dove quelli del Grande Grigio incontravano direttamente i loro uomini.
Una volta giunto lì mi nascosi dietro una grande roccia, e sbirciai
discretamente, utilizzando il mio monocolo digitale. Lo sguardo mi cadde su una
villa che sorgeva sul più alto dei colli, sembrava decisamente sul punto di
crollare e doveva aver senz'altro conosciuto tempi migliori di quelli. Per un
po’ non successe niente, la cosa non mi tranquillizzava di certo e neanche la
gatta sembrava essere particolarmente felice. Aspettavo che si stufasse e se ne
andasse via, dandomi il tempo di dare un'occhiata in giro. Il senso di ragno
cominciò a farsi sentire, in modo vago e discreto, come quando si crea una
situazione solo potenzialmente pericolosa per me. Improvvisamente, dal
boschetto partì un colpo di fucile ma lei, che doveva essersi accorta di
qualcosa, si era spostata, evitandolo per tempo. Seguì una breve raffica di
mitra e poi, rapidi e ordinati, uscirono dei doogies in suit d'assalto.
Cercarono di circondarla, ma saltando da una parte all'altra, rese difficile
loro il compito. Ne prese uno alle spalle, con un calcio alla schiena che
avrebbe avuto conseguenze per anni nella vita del malcapitato, un secondo lo
usò, saltandogli sopra e mettendogli una mano sul casco, per darsi una spinta
verso l'alto e piombare a piè pari su un'altro che ruzzolo diverse volte in
terra. Non c'era che dire, guardarla combattere in quel modo era un vero spettacolo,
era bella e letale allo stesso tempo, un mix pericolosissimo. Poi gli
avvertimenti dietro la nuca divennero più pressanti, sentì il rumore di quattro
veicoli che si avvicinavano. Erano Jeep come quelle che avevo visto diverse
volte, solo che una era armata con un lancia granate sul tettuccio. Capii
immediatamente cosa stavano per fare, scattai in avanti con tutte le mie forze,
divorando i metri con potenti falcate, pregando di fare in tempo. Lei mi si
ritrovò a guardare la maschera profondamente stupefatta e vagamente confusa. La
detonazione fu fortissima e pensai che fosse la fine.
Fine 2a parte
Per commenti
e/o suggerimenti, scrivete a Spider_man2332@yahoo.com
oppure
Loky_Lolth@hotmail.com
P.S.: Su
Marvelit, nella sezione della Ragno family, potrete seguire anche le avventure
del Ragno Rosso, clone di Peter ma tutt'altro che una mera copia, e di
Spiderette, riluttante eroina... aracnofobica! Gli autori di queste due testate
sono rispettivamente Mr. Kayak e Xel per R.R. e Frank Webley per Spiderette.
Leggete anche Webspinners... un'occhiata a 360g al mondo legato all'aracnide
umano più conosciuto del pianeta.
E da oggi, una
nuova entrata nel mondo della tela. Ragno Nero. La virtuatestata
dedicata all'ex letale Kaine.